La Commissione si esprime positivamente sull’emendamento del Pd che fissa il quorum approvativo del 25%. Il nuovo quorum riguarda sia il referendum propositivo che abrogativo.
La Commissione Affari costituzionali della Camera dei Deputati si è espressa positivamente sulla proposta del quorum approvativo del 25% per il referendum propositivo e abrogativo.
Dunque, l’emendamento, voluto dal deputato Pd Ceccanti, prevede che le disposizioni del testo referendario siano confermate se il 25% degli aventi diritto barra il Sì.
Parere positivo anche ad un altro emendamento, sempre del deputato Pd Ceccanti: si prevede che la legge attuativa del referendum debba essere di rango costituzionale, quindi deve ottenere la maggioranza assoluta dei voti in Parlamento.
Secondo chi ha votato positivamente, il nuovo quorum, di tipo approvativo e non più strutturale, garantisce la maggiore partecipazione dei cittadini alla vita pubblica dello Stato, rafforza gli istituti di democrazia diretta e fortifica l’iniziativa legislativa popolare.
Riforma referendum: quorum del 25%
Dopo la proposta del Ministro Di Maio di voler introdurre anche in Italia il referendum propositivo, ora in Parlamento si sta discutendo della percentuale del quorum, ovvero il numero dei voti degli aventi diritto necessari a confermare il contenuto del testo referendario.
Dunque, la Commissione Affari costituzionali della Camera ha iniziato l’esame di tutti gli emendamenti - 270 - apposti al Ddl sul referendum propositivo, e la deputata Fabiana Dadone (M5S), in qualità di relatrice, ha espresso il parere positivo ad un emendamento che fissa il quorum del 25%.
La deputata Dadone ha detto di sì a ben due emendamenti proposti dal deputato Pd Stefano Ceccanti:
- uno sulla fissazione del quorum, di tipo approvativo, al 25%;
- uno sulla legge attuativa, che deve essere di rango costituzionale.
Dallo studio della Camera sugli emendamenti proposti, quindi, deriva che sia per il referendum abrogativo (che elimina una legge o parte di essa) che per quello propositivo (che consente ai cittadini di esercitare l’iniziativa legislativa) è necessario raggiungere il 25% dei Sì da parte degli aventi diritto. Inoltre, in virtù del secondo emendamento, la legge attuativa di quanto stabilito nel referendum dovrà essere di rango costituzionale, quindi ottenere la maggioranza assoluta dei voti in entrambe le Camere.
Non si tratterebbe più di un quorum “strutturale” ma di un quorum approvativo, che, secondo i promotori della riforma, è lo strumento più utile a rafforzare gli istituti di democrazia diretta. Secondo il Pd, l’eliminazione del quorum strutturale (che si riferisce alla presenza di un numero minimo di persone per rendere una votazione valida) garantisce una maggiore partecipazione sociale, in quanto le forze politiche oppositrici non possono ricorrere o suggerire pratiche astensionistiche.
Il parere della Corte Costituzionale
Anche la Corte Costituzionale si è espressa sul contenuto della Riforma e sugli emendamenti in questione. In particolare, gli ermellini hanno detto che la Corte Costituzionale potrà esprimersi sull’ammissibilità sia del referendum abrogativo che della legge di iniziativa popolare - sottoponibile a referendum propositivo in un secondo momento - dopo la raccolta di 200 mila firme dei cittadini con diritto di voto.
Cosa vuol dire quorum approvativo del 25%?
Il deputato Ceccanti, promotore dell’emendamento che fissa il quorum del 25%, ha precisato che si tratta di un quorum di tipo approvativo e non strutturale, come previsto attualmente.
Ciò significa che i Sì non solo devono sperare i No ma devono essere l’espressione del parere positivo di almeno 12,5 milioni di elettori, dato che gli elettori totali ammontano a 50 milioni.
Invece, il quorum strutturale, detto anche “quorum costitutivo” indica un numero minimo di partecipanti affinché una determinata votazione o una decisione pubblica (appunto il referendum) siano validi.
Allora, secondo Ceccanti, se il quorum approvativo del 25% diventasse realtà, le forze politiche oppositrici al referendum perderebbero interesse a promuovere l’astensionismo, proprio perché andrebbe a cadere il vincolo numerico costitutivo rappresentato dal quorum strutturale.
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