Recovery Plan, il greenwashing dell’industria militare italiana con soldi Ue

Mario D’Angelo

04/04/2021

04/04/2021 - 18:32

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È questa la differenza principale fra i Pnrr dei governi Conte e Draghi.

Recovery Plan, il greenwashing dell’industria militare italiana con soldi Ue

Come cambia il Recovery Plan italiano con il Governo Draghi? L’unica grossa differenza, rispetto a quello di Conte, al momento sembra che una parte dei soldi che, stando ai proclami Ue, dovrebbero finire all’innovazione tecnologica in chiave sostenibile, andranno invece all’industria militare.

Nell’Urbi et Orbi di oggi, Papa Francesco ha definito “scandaloso” che nell’ambito di una crisi sociale ed economica “non cessano i conflitti armati e si rafforzano gli arsenali militari”.

Armi, il greenwashing del Recovery Plan italiano

La questione dell’industria militare finanziata con i fondi del Recovery Fund è emersa soprattutto grazie a una segnalazione della Rete Italiana Disarmo, che sottolinea in particolare come il settore sia già ampiamente finanziato dal pubblico.

Protagonista è la solita “manina” che, nelle relazioni definite e votate dalle Commissioni competenti di Camera e Senato, scrive che si raccomanda di “incrementare, considerata la centralità del quadrante mediterraneo, la capacità militare dando piena attuazione ai programmi di specifico interesse volti a sostenere l’ammodernamento e il rinnovamento dello strumento militare”.

Alcuni fondi del Recovery, quindi, verrebbero dirottati su investimenti militari, “promuovendo l’attività di ricerca e di sviluppo delle nuove tecnologie e dei materiali [...] anche in favore degli obiettivi che favoriscano la transizione ecologica” di armi, bombe e mezzi da guerra.

In particolare, emerge dalla bozza stilata in Senato, occorre “promuovere una visione organica del settore della Difesa, in grado di dialogare con la filiera industriale coinvolta, in un’ottica di collaborazione con la realtà industriali nazionali, think tank e centri di ricerca”.

Recovery, soldi alle armi: associazioni pacifiste inascoltate

Durante le audizioni in Commissione sono stati ascoltati, segnala RID, consigli interessati da parte di rappresentanti dell’industria militare, la Federazione aziende italiane per aerospazio, difesa e sicurezza, le aziende produttrici di armi e munizioni. La miglior garanzia al settore, però, è probabilmente la presenza di Roberto Cingolani, ex Leonardo, al Ministero della Transizione Ecologica.

Al tempo stesso, le associazioni pacifiste, che avevano chiesto di essere ascoltate presentando anche un piano in 12 punti, non sono state invitate.

Sono già molti, e ben prima della caduta del Governo Conte, i progetti italiani che si sono candidati agli stanziamenti del Recovery Fund. Stando a quanto afferma Portale Difesa, alcuni sono stati avanzati già a settembre 2020 dal Ministero dello Sviluppo Economico e dal Ministero della Difesa. Fra di essi c’era soprattutto quello relativo agli “elicotteri di di nuova generazione FVL”, ampiamente promossi dagli Stati Uniti.

Quello di questa Pasqua, tuttavia, è un deciso passo in avanti da parte delle istituzioni italiane. Il Governo Conte, nelle bozze, si era limitato a inserire il rafforzamento della sanità militare e misure di efficienza energetica degli immobili della Difesa.

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