Recessione in Europa: sei economisti ci spiegano il perché

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17 Novembre 2012 - 16:00

Recessione in Europa: sei economisti ci spiegano il perché

Sei economisti di chiara fama spiegano il perché della recessione che sta dilagando in Europa, dichiarando che la crisi che ha colpito i Paesi del sud sta iniziando ad infettare anche l’Europa del nord, sulla scia della pubblicazione del PIL europeo, precipitato dello 0,1% nel terzo trimestre 2012.

Come emerge dagli interventi degli economisti, le cause principali della recessione sembrano essere le politiche di austerità attuate in tutta Europa che hanno portato all’indebolimento dell’economia globale.

Paul de Grauwe, London School of Economics

Paul de Grauwe, della London School of Economics, afferma che non stiamo precipitando in una recessione che si è autogenarata. Si tratta, invece, del risultato di eccessive politiche di austerità portate avanti dai governi dell’Europa del sud e di una protratta reticenza dei paesi del nord ad intervenire.

I paesi meridionali hanno sicuramente i loro deficit, ma non potranno mai superarli se i paesi del nord, in cui c’è surplus, continuano a rifiutarsi di prestare loro alcun tipo di aiuto. Questa divisione, per non dire ostilità tra paesi, è la più forte degli ultimi 20 anni, secondo l’economista.

Le misure di austerità hanno ridotto molti cittadini a condizioni di vita che rasentano la povertà e non si può negare che ci troviamo in una situazione seriamente pericolosa.

Martin Van Vliet, ING

Martin Van Vliet di ING fa notare come la recessione nell’Europa meridionale si stia lentamente insinuando negli altri Paesi.

Se si osservano gli indicatori relativi al quarto trimestre, si può notare come persino la Germania non ha registrato segni di crescita e questa è un’ennesima dimostrazione di quanto l’economia necessiti di nuovi input.

Se l’economia globale tornasse a crescere velocemente, ci sarebbero nuovi impulsi di sviluppo in Cina, se le vendite degli Stati Uniti riuscissero a sopravvivere al fiscal cliff, anche la Germania potrebbe riprendersi, ma il vero problema è se questo sarebbe o meno abbastanza per neutralizzare la recessione nelle altre aree dell’Eurozona.

Steen Jakobsen, Saxobank

Steen Jakobsen dell’istituto di investimenti Saxobank crede che la recessione sia un evento del tutto prevedibile considerate le politiche di austerità in combinazione con la decrescita economica e il calo della produzione in Germania e Paesi Bassi.

Le tensioni sociali aumentano, come abbiamo visto negli scontri avvenuti mercoledì, dato che la prima vittima della recessione è proprio l’economia reale. Per ritrovare un equilibrio, assai difficile da raggiungere, l’unica strada ora sarebbe quella di continuare a implementare le riforme e ridurre il fardello dell’austerità attraverso la riduzione del debito pubblico.

Chris Williamson, Markit

I dati emersi sono stati migliori delle aspettative, dato che gli analisti avevano anticipato un calo nel PIL europeo dello 0,2%. Tuttavia, probabilmente il peggio dovrà ancora arrivare con una flessione più forte di quella a cui abbiamo assistito nel quarto trimestre. Le due più grandi economie europee, Germania e Francia, hanno registrato cali nella produzione dopo aver dimostrato una grande capacità di ripresa nel terzo trimestre.

E’ molto improbabile che questi dati porteranno a qualche cambiamento nella politica della BCE. Mario Draghi ha dichiarato in modo molto chiaro che la BCE è consapevole che l’economia europea è estremamente debole e che lo resterà per ancora diverso tempo. Le politiche adottate dalla Banca Centrale, dunque, sono adeguate a questa situazione e quindi è molto improbabile che al ritorno della recessione facciano seguito modifiche alla nostra politica.

Holger Schmieding, Berenberg bank

Dato che la recessione dell’eurozona peggiorerà prima di migliorare, molti paesi potrebbero mancare i loro target per il 2012 e per il 2013.
Il grande cambiamento per i politici dell’Eurozona dovrebbe essere quello di accettare il deficit e non prolungare la recessione, evitando di imporre nuove politiche di austerity ai paesi che hanno mancato il raggiungimento dei propri target.

Howard Archer, IHS Global Insight

Con la Zona Euro verso un’ulteriore contrazione del PIL nel quarto trimestre, dopo la dichiarazione ufficiale di un nuovo periodo di recessione nel terzo, considerando la situazione dell’inflazione non lontana dall’essere allarmante, noi crediamo che la BCE possa abbassare i tassi di interesse dallo 0.75% allo 0,50% il più presto possibile. A dicembre, un taglio ai tassi di interesse potrebbe essere una realtà.

Traduzione e adattamento per Forexinfo.it a cura di Martina Ercoli - Fonte: [The Guardian]

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