Mentre a Milano il Consiglio comunale approva la cessione del Meazza (inaugurato nel 1926), ecco il confronto con Inghilterra, Spagna e Germania.
Stadi vecchi e poco funzionali, che hanno fatto da sfondo a sfide epiche e lasciato ricordi dolci (o amari) per i tifosi e che tuttavia oggi risultano fuori posto in un calcio che cambia. Da strutture frequentate prevalentemente in occasione delle partite, ora l’imperativo è avere impianti di proprietà dei club e costruiti con tecnologie all’avanguardia, aperti tutto l’anno e capaci di essere multifunzionali. Solo per fare un esempio, con il nuovo Santiago Bernabéu, che ha il terreno di gioco retrattile e un tetto mobile, il Real Madrid ha incassato 44 milioni di euro nei primi sei mesi di riapertura solamente grazie alle attività collaterali alle partite, come ristorazione, tour dello stadio e musei.
La scelta è tra ristrutturare lo stadio, preservandone quindi la memoria e la presenza nello stesso luogo, oppure costruirne uno nuovo da zero, anche nelle vicinanze di quello vecchio. Molte società in Europa negli ultimi anni hanno percorso questa seconda strada, la stessa che dovrebbero seguire anche Inter e Milan per la realizzazione del nuovo stadio a San Siro, che sostituirà il Meazza, dopo l’approvazione da parte del Consiglio comunale di Milano della cessione dell’impianto ai due club. L’obiettivo è averlo pronto entro il 2032, l’anno degli Europei che l’Italia organizzerà insieme alla Turchia che, come vedremo, ha stadi molto più moderni di quelli attualmente disponibili nel nostro Paese.
Quanto sono vecchi gli stadi italiani?
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