Proteste in Thailandia: perché e cosa sta succedendo

Martino Grassi

15 Ottobre 2020 - 10:54

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Cosa sta accadendo in Thailandia e perché i cittadini sono scesi in piazza per manifestare contro l’attuale governo e la monarchia?

Proteste in Thailandia: perché e cosa sta succedendo

Sono scoppiate le proteste in Thailandia, ma soprattutto a Bangkok, la capitale del paese, dove migliaia di dissidenti sono scesi in piazza per opporsi alla monarchia. Nel corso della notte il governo è stato costretto a dichiarare lo stato di emergenza, con cui ha vietato anche gli assembramenti con più di 5 persone e la pubblicazione di messaggi e notizie, anche sui social, che possano minare la sicurezza nazionale.

Cosa sta accadendo di Thailandia

Dal 14 ottobre è in corso una delle più importanti manifestazioni dall’inizio dell’anno nella città di Bangkok, sede dell’esecutivo thailandese. Ai vari gruppi dei dissidenti della corona che presidiano la città si erano uniti anche dei gruppi pro monarchia che aspettavano la comparsa del criticato re Maha Vajiralongkorn.

Si stima che abbiano preso alle rimostranze più di 100mila persone e la polizia non è riuscita a fermare i dissidenti, diretti al Monumento della Democrazia di Bangkok, luogo simbolo delle proteste nel Paese, e alla sede del governo. I manifestanti non sono riusciti a raggiungere il sovrano, diretto ad una cerimonia commemorativa del padre morto 4 anni fa, protetto anche da un lungo cordone di autobus.

Adesso si temono dei possibili scontri tra le forze armate e i dimostranti che sono riusciti ad accerchiare l’abitazione del sovrano gridando insulti e minacce e alzando 3 dita al cielo in segno di protesta contro il regime, simbolo ricalcato dalla saga cinematografica “The Hunger Games”, chiedendo un nuovo governo, una nuova costituzione e l’abolizione delle persecuzioni contro i dissidenti politici.

Perché si manifesta in Thailandia

Da diversi mesi i cittadini della Thailandia hanno avviato una serie di manifestazioni, inizialmente nate online, alle quali sempre più strati della popolazione hanno aderito. Nel corso delle rimostranze del 19 e del 20 settembre era stata redatta una lettera aperta, avente come mittente Maha Vajiralongkorn, il re del paese, con cui venivano chieste le dimissioni del primo ministro in carica, Prayuth Chan-ocha, e del suo governo, oltre che alla stesura di una nuova costituzione basata sui principi della democrazia.

La Thailandia da diversi anni sta attraversando un periodo di estrema precarietà a livello politico. L’attuale primo ministro, che ha preso il potere nel 2014 attraverso un colpo di Stato, è un ex membro dell’esercito nazionale, che era riuscito a rovesciare il premier dell’epoca, Yingluck Shinawatra, eletta in modo democratico. Nel 2017 è stata introdotta una nuova costituzione con cui vennero ampliati i poteri del monarca e con cui venne conferito all’esercito il potere di nominare i membri del Senato.

Le limitazioni ai poteri della Corona

I manifestati chiedono inoltre delle limitazioni anche ai poteri della Corona sulla Costituzione, sull’esercito e sulle sue proprietà. Dall’inizio del suo mandato, il re Maha Vajiralongkorn si sarebbe infatti impossessato di beni e immobili del valore di oltre 54 miliardi di dollari, e avrebbe assunto il controllo diretto di due reggimenti dell’esercito.

Sembrerebbe inoltre che i dissensi nei confronti del monarca nascano anche in virtù del suo stile di vita, ritenuto troppo mondano rispetto ai suoi predecessori, e al fatto che passi troppo tempo in Germania, situazione che non piace nemmeno ad Angela Merkel. L’opposizione alla Corona in Thailandia è da sempre considerato un reato, dal momento che la costituzione thailandese decreta che alla monarchia spetti una posizione di venerazione, ma adesso la situazione sembra aver raggiunto un punto di non ritorno, dal momento che a partire dal 1932, il Paese ha dovuto affrontare il cambio di 18 Costituzioni e ha assistito a 13 colpi di Stato.

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