Home > Altro > Archivio > Prezzo del petrolio: i tori stanno tornando. Il perché dal mercato dei futures
Prezzo del petrolio: i tori stanno tornando. Il perché dal mercato dei futures
giovedì 2 novembre 2017, di
Il prezzo del petrolio Brent sta consolidando con successo la sua posizione sopra la resistenza a 60 dollari al barile, mentre il WTI si avvicina ai 55 dollari, la quotazione più alta per l’oro nero in oltre due anni.
Il rialzo è arrivato dopo che i funzionari dell’OPEC hanno segnalato l’intenzione di estendere il taglio alla produzione nelle prossime settimane in occasione del loro incontro a Vienna. Un’estensione del piano arriverebbe in un momento in cui il mercato si è già rafforzato con decisione, dando così un maggiore momentum rialzista per il prezzo del petrolio.
Basta guardare al mercato dei futures sul petrolio per capire il motivo per cui i tori stanno tornando: la curva dei futures sul Brent è già da tempo in area di deporto (backwardation) - situazione in cui i contratti a breve termine vengono scambiati con un premio rispetto ai futures a sei mesi o a un anno. Il risultato è una curva dei futures inclinata verso il basso (i contratti a più lungo termine sono più economici rispetto ai contratti a breve termine).
Petrolio in rialzo: la spiegazione è nel mercato dei futures
Il motivo per cui la curva è importante nel comprendere le dinamiche del prezzo del petrolio è che uno stato di deporto accompagna tradizionalmente dei periodi in cui il mercato petrolifero è più stretto, mentre il contango - il contrario del deporto - è accompagnato da periodi di eccedenza dell’offerta. Un contango spinge ad immagazzinare il petrolio perché può essere venduto ad un prezzo più elevato in un secondo momento. Abbiamo visto questa situazione molte volte negli ultimi tre anni, mentre il mercato cercava di cavarsela sotto il peso dell’offerta troppo elevata.
Il Brent è stato in fase di deporto per gran parte di quest’anno, ma tale fase è diventata più pronunciata di recente: il contratto per il Brent a dicembre 2017 viene scambiato a 2 dollari al barile al di sopra del contratto con scadenza a dicembre 2018, lo spread maggiore negli ultimi tre anni ed oltre. Il contratto a dicembre 2018, a sua volta, scambia con un premio di 1,50 dollari al barile rispetto al contratto con scadenza a dicembre 2019, il che segna il differenziale più alto dall’inizio del 2014.
Come molti ricorderanno, il prezzo del petrolio scambiava ad una quotazione a tre cifre nel 2014, quindi lo stato attuale del mercato dei futures sul Brent ci offre un segnale incredibilmente rialzista.
"Non è nulla di più complicato rispetto a questo: le scorte sono in calo, il mercato è rialzista",
ha dichiarato a Bloomberg Tamas Varga, analista presso PVM Oil Associates Ltd.
"L’intero cambiamento della struttura è stato innescato dalla percezione che le scorte globali stanno scendendo".
Ad aggiungere forza a questa spinta rialzista è l’ultimo report dell’AIE - Agenzia Internazionale per l’Energia - che ci mostra come l’industria statunitense dello shale oil non stia performando come tutti pensano. La produzione totale di petrolio statunitense è diminuita da 9,234 milioni di barili al giorno nel mese di luglio a soli 9,203 mb/giorno ad agosto.