L’analista John Kilduff rivela: il prezzo del petrolio potrebbe scendere a quota 30 dollari al barile entro la fine del 2015. Ecco le cause.
La prospettiva che i prezzi del petrolio potessero scendere sotto quota 40 dollari si era ridimensionata ad inizio 2015 grazie al rally del greggio, ma con i futures di nuovo in discesa, gli investitori non dovrebbero escludere la possibilità che il prezzo del petrolio possa scendere anche a quota 30 dollari a barile, come riporta il socio fondatore di Again Capital John Kilduff.
"Per Natale 2015 il prezzo del petrolio starà probabilmente rimbalzando dai nuovi minimi a quota 30 dollari”
ha detto Kilduff al programma "Squawk Box" della CNBC.
La strada in discesa per il prezzo del petrolio è ancora lunga.
“Stiamo andando a rompere i minimi di marzo a 43$ e per poi arrivare attorno a quota 30 dollari secondo il mio punto di vista."
Il greggio degli Stati Uniti (WTI)nella giornata di oggi è scambiato attorno a quota 49 dollari; il benchmark ha toccato un minimo di quattro mesi in questa settimana.
Petrolio a 30 dollari: le cause
Una sovrapproduzione crescente a livello globale di petrolio è il catalizzatore più grande che guiderà la discesa, ha aggiunto l’analista,, sottolineando che l’Arabia Saudita e la Cina hanno migliorato i processi produttivi e di raffinazione e stanno ora inondando il mercato asiatico di petrolio.
I recenti sviluppi in Cina e in Iran potrebbero fornire un’altra spinta al ribasso dei prezzi del petrolio.
"Ho sentito molti dire che il crollo del mercato azionario cinese non sta pregiudicando nulla e che quasi non conta. Per me, sta andando ad influenzare la fiducia dei consumatori locali"
ha detto.
"Se assistiamo a cose come in calo delle vendite di automobile, questo ferisce la crescita della domanda di petrolio e la crescita della domanda di benzina in futuro".
Nel frattempo, la Cina sta cominciando a comprare petrolio iraniano attualmente immagazzinato in una cisterna galleggiante, ha riferito Kilduff.
Gli analisti ritengono che l’Iran potrebbe avere fino a 40 milioni di barili di petrolio conservato in mare aperto.
Quel greggio potrebbe presto invadere il mercato, se le potenze mondiali elimineranno davvero le sanzioni contro il Paese in seguito all’accordo sul programma nucleare iraniano.
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