Presidenziali USA 2016: il piano dei Repubblicani per sabotare Trump

Laura Botti

3 Marzo 2016 - 11:41

L’ampio consenso ottenuto finora da Donald Trump ha spinto il Grand Old Party ad attuare delle strategie per impedire la sua nomination alla Casa Bianca. Riuscirà il partito Repubblicano a sabotare Trump?

Presidenziali USA 2016: il piano dei Repubblicani per sabotare Trump

La schiacciante vittoria del candidato repubblicano Donald Trump alle ultime primarie, ottenuta ricevendo la maggioranza dei voti in sette stati del Super Tuesday, ha allarmato i dirigenti del partito repubblicano che ora stanno cercando di correre ai ripari e di elaborare un piano per sabotare Trump.

Le strategie realizzate fino ad ora per fermare la corsa alla Casa Bianca di Trump non hanno raggiunto i risultati sperati e il Grand Old Party, sempre più diviso al suo interno, ha appena due settimane di tempo per elaborare un nuovo piano contro il magnate newyorchese.

Se l’imprenditore confermerà il consenso dell’elettorato repubblicano anche nelle primarie dell’Iowa, del North Carolina e della Florida, che si terranno il 15 marzo e assegneranno 220 delegati, la sua nomination per la presidenza statunitense sarà inevitabile.

Presidenziali USA 2016: il partito Repubblicano contro Trump

Il Grand Old Party si sente sempre più minacciato dal successo di Donald Trump, l’outsider che con la sua politica anti-establishment è riuscito in poco tempo a guadagnarsi il consenso dell’elettorato repubblicano. Nonostante la critica del Papa, gli attacchi xenofobi e il riferimento a Mussolini la corsa di Trump alla Casa Bianca sembra ormai inarrestabile.

I dirigenti del partito di Abramo Lincoln e Ronald Reagan, resosi conto di aver sottovalutato il fenomeno, vorrebbero ora correre ai ripari attuando una serie di strategie per fermarlo. L’idea dei repubblicani è quella di investire su un candidato più moderato come Marco Rubio e John Kasich: infatti, i due candidati hanno buone probabilità di vincere alle prossime primarie in Florida e in Ohio in quanto Rubio è senatore della Florida mentre Kasich è governatore dell’Ohio.

La vittoria di Rubio e Kasich permetterebbe di sottrarre a Trump la possibilità di conquistare la maggioranza assoluta prima della Convention di Cleveland, un fattore non di poco conto. Proprio in occasione della Convention di luglio infatti si cercherebbe di far convergere i delegati di Trump su un candidato alternativo.

Si tratta di un piano fattibile che però potrebbe avere delle ripercussioni, in primis potrebbe rendere evidente la spaccatura interna al partito repubblicano favorendo così quello democratico che, riunito intorno a Hillary Clinton, risulterebbe più stabile e affidabile.

Presidenziali USA 2016: la crisi del partito Repubblicano

La corsa alla Casa Bianca di Trump sembra ormai inarrestabile e il partito Repubblicano si trova così ad affrontare una profonda crisi interna. Il successo del magnate newyorchese può infatti essere interpretato come la diretta conseguenza della politiche attuate negli ultimi anni dal Grand Old Party.

Nonostante le critiche, non è stato Trump il primo ad aver usato il razzismo verso i migranti e l’islamofobia come temi principali della propria campagna elettorale. Sono stati i rappresentanti repubblicani ad aver fomentato nel tempo posizioni radicali e ostruzionistiche per sabotare la presidenza di Barack Obama. Tale fondamentalismo politico ha poi assunto le sembianze di Donald Trump.

Le campagne estreme e anti-politica del Grand Old Party hanno infatti determinato un allontanamento dell’elettorato tradizionale che ha quindi rivolto l’attenzione su Trump, l’outsider esterno alle logiche di potere. Non a caso l’imprenditore americano, al Super Martedì, ha ottenuto consensi tra tutte le quattro fazioni dell’elettorato repubblicano: i moderati, gli evangelici, i cattolici e i sostenitori del Tea party, cioè l’ala più estrema del partito. Si può quindi ancora fermare la corsa di Trump alla presidenza statunitense oppure è ormai troppo tardi?

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