Scontri a Roma tra forze dell’ordine e immigrati: il capo della Polizia Franco Gabrielli annuncia provvedimenti per il funzionario che avrebbe detto di spaccare braccia.
Gli scontri di Roma tra migranti e polizia continuano a far discutere. Dopo il vespaio di polemiche che si sono sollevate a seguito dello sgombero di piazza Indipendenza, ora è Franco Gabrielli a dire la sua.
Intervistato dal quotidiano La Repubblica, il capo della Polizia ha affermato che saranno presi provvedimenti verso il funzionario che ha pronunciato la famosa frase “Devono sparire, se tirano qualcosa spaccategli un braccio”.
Parole queste che Gabrielli ha definito gravi, con la Questura di Roma che ha fatto sapere di aver aperto una “formale inchiesta” sull’accaduto dopo la visione di alcuni filmati che sono stati caricati in rete.
Più in generale è l’intera operazione di piazza Indipendenza a esser finita sotto accusa. Il Campidoglio però al momento tace mentre la sinistra e diverse associazioni puntano il dito contro l’accaduto, anche se Gabrielli ribadisce di non accettare di far passare l’azione della polizia come “foglia di fico” per coprire evidenti lacune programmatiche.
Scontri tra polizia e immigrati: parla Gabrielli
Dopo gli scontri di Roma tra forze dell’ordine e immigrati è calato una sorta di silenzio istituzionale sull’accaduto. Visto forse il periodo al momento ancora vacanziero, il basso profilo sullo sgombero sta contagiando governo e Campidoglio.
Chi parla invece è il capo della Polizia Franco Gabrielli, che difende l’operato dei suoi anche se annuncia che saranno presi provvedimenti verso il funzionario autore della frase sullo spaccare le braccia ai migranti.
Un frase grave che quindi avrà delle conseguenze. Abbiamo avviato le nostre procedure interne e non si faranno sconti. Questo deve essere chiaro.
Gabrielli però non ci sta ad addossarsi tutte le responsabilità per l’accaduto, puntando il dito senza giri di parole verso chi ha permesso che si venisse a creare quella situazione di grande disagio del centinaio di migranti accampati in piazza Indipendenza.
Ci sono responsabilità di chi ha consentito a un’umanità varia di vivere in condizioni sub-umane nel centro della capitale. E dunque che si arrivasse a quello che abbiamo visto oggi.
Il capo della Polizia poi parla anche di una road map che fu istituita con l’allora commissario straordinario Tronca per trovare una soluzione per le occupazioni abusive. Furono stanziati 130 milioni ma quei soldi, afferma ora Gabrielli, non si sa come siano stati impegnati.
Caos abitativo
Il problema degli stabili occupati è molto attuale in tutto il paese e soprattutto a Roma. Con l’entrata in vigore del cosiddetto decreto Orlando-Minniti si è cercato di legittimare gli sgomberi introducendo anche il “daspo metropolitano”.
Proprio in quest’ottica nei giorni scorsi è stato sgomberato un enorme edificio di undici piani in via Curtatone, nelle vicinanze di piazza Indipendenza e della stazione Termine, dove vivevano dal 2013 circa 500 persone di nazionalità etiope ed eritrea.
Un centinaio tra donne, bambini e infermi, considerato soggetti deboli, sono stati fatti poi rientrare nell’edificio in attesa di una nuova collocazione. I loro parenti invece, non rientrando nella categorie protette, si sono accampati in piazza Indipendenza.
Gli alloggi ci sarebbero solo per le cento persone considerate a rischio, che non hanno accettato la soluzione visto che si tratterebbe di andare a vivere in provincia di Rieti e lontani dal resto della propria famiglia.
Da questa situazione quindi sono nati gli scontri dell’altra mattina, dove la polizia ha cercato di ripristinare l’ordine pubblico in una piazza Indipendenza ormai trasformata in un bivacco per alcuni ex abitanti dello stabile di via Curtatone.
L’uso degli idranti è stato poi giustificato dalla Questura come un’azione per impedire che potessero essere appiccati fuochi. Nonostante questo, una pioggia di critiche è arrivata sul comportamento delle forze dell’ordine.
Gabrielli quindi non ci sta a far passare la polizia come capro espiatorio di questa situazione, soprattutto in virtù del silenzio da parte delle altre istituzioni che, quasi alla Ponzio Pilato, al momento sono poco interessate nell’entrare nel merito della vicenda.
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