Il trend al ribasso dei prezzi del petrolio spinge l’attenzione sul deterioramento dei crediti dei colossi bancari USA verso gli operatori dello Shale Oil. Gli scenari mondiali vedono intrecciate le strade di OPEC, Iran e Cina.
Il trend ribassista dei prezzi del petrolio alza la guardia dei grandi colossi bancari negli Stati Uniti, tra cui anche JP Morgan e Wells Fargo, che assistono al deterioramento dei crediti verso i produttori di Shale Oil.
I principali produttori petroliferi mondiali continuano a dover affrontare un prezzo del petrolio sempre più basso e ampliano le loro posizioni debitorie verso le più potenti banche d’affari di New York.
Ma quali sono le previsioni per il futuro?
L’aumento della posizione debitoria di molti operatori dell’Oil&Gas potrebbe diventare il prossimo grande rischio per l’economia internazionale, secondo un report dell’agenzia di rating Moody’s. Inoltre, l’incremento di partite incagliate nei bilanci dei big del credito USA potrebbe condurre a revocare le linee di credito.
Considerato che gli analisti stimano un ribasso dei prezzi del greggio duraturo a causa della stagnazione della domanda, l’offerta giornaliera di barili si espande e l’invenduto di barili cresce giorno dopo giorno.
Cosa accadrà ai prestiti che le banche degli Stati Uniti hanno erogato ai produttori petroliferi?
Il tutto su uno sfondo internazionale in cui le strade dell’OPEC, il prossimo rientro dell’Iran nella produzione mondiale di petrolio e il futuro della Cina si intrecciano sempre più.
Petrolio: deterioramento crediti USA verso i produttori Shale
Secondo l’agenzia di rating Moody’s, cresce il rischio di deterioramento dei crediti di molti operatori dell’Oil&Gas. La riflessione prende spunto dall’incremento delle somme di denaro che i colossi del credito USA stanno accantonando per far fronte all’incapacità delle società petrolifere di ripagare i debiti. Ammontano a 240 milioni di dollari gli accantonamenti a fronte di crediti potenzialmente deteriorabili di JP Morgan secondo i dati relativi al secondo trimestre 2015. All’interno di questa voce ben 140 milioni farebbero riferimento a finanziamenti al settore petrolifero.
Petrolio: allarme solvibilità banche USA
Cifra relativamente modesta considerata la mole di transazioni di uno dei big del credito USA come JP Morgan ,che non implica problemi di redditività imminenti ma che di certo incomincia a suonare come campanello d’allarme per la solvibilità futura delle attività bancarie.
La trepidazione c’è e l’evoluzione internazionale del petrolio potrebbe influire molto sulla prossima revisione semestrale delle condizioni di finanziamento di ottobre, in cui le banche potrebbero agire sul fronte della revoca delle linee di credito agli operatori del settore compromettendone la redditività e via d’uscita da una crisi petrolifera che sembra delinearsi sempre più chiaramente sugli scenari mondiali.
Petrolio: rischio liquidità per produttori Shale
Nel frattempo i produttori statunitensi di petrolio si trovano a fare a conti con problemi di liquidità, destinati ad ampliarsi se la situazione sui mercati non prenderà una piega diversa.
Realtà utopica, vista la fermezza dell’OPEC non intenzionata a frenare sulla produzione, il possibile ritorno sulla scena dell’Iran post sanzioni e una Cina, secondo consumatore mondiale di petrolio che stenta a far ripartire la sua economia tenuta sotto giogo anche dalla stretta del mercato azionario.
Contesto ostico per i 14 mila operatori penalizzati dal ribasso dei prezzi del greggio sia su profitti e flussi di cassa, sia sulle riserve valutarie petrolifere spesso collaterale effettivo dei finanziamenti da parte dei colossi bancari.
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