Perché in Israele è boom di casi Covid nonostante il vaccino

Fiammetta Rubini

31 Agosto 2021 - 16:36

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Più della metà della popolazione è completamente vaccinata, ma ora i contagi in Israele sono in aumento. Perché? Cosa sta succedendo? La terza dose del vaccino sarà la soluzione?

Perché in Israele è boom di casi Covid nonostante il vaccino

Israele sta vivendo una quarta ondata di casi Covid, nonostante più della metà della popolazione (quasi il 60%) sia completamente vaccinata. Una situazione preoccupante, che ha portato alcuni Stati a inserire Israele nella lista delle destinazioni a rischio per i viaggiatori. A causa dell’aumento dei contagi, che si è iniziato a registrare a luglio, Israele è diventato il primo Paese al mondo a iniziare a somministrare la terza dose del vaccino, partendo dagli over 60 ed estendendo la campagna a tutti i cittadini dai 12 anni in su.

E pensare che solo 3 mesi fa cadevano le restrizioni in vigore da oltre un anno, con gli israeliani che non dovevano più mostrare certificato di vaccino o guarigione per accedere a ristoranti e luoghi pubblici. La maggior parte delle aziende e delle scuole era tornata alla normalità e l’unica misura rimasta era l’uso della mascherina al chiuso. Tutto ciò reso possibile in gran parte dalla campagna di vaccinazione da primato mondiale.

Ma cosa è successo dopo? Perché nonostante i vaccini Israele sta registrando un boom di contagi?

Quarta ondata Covid in Israele

I casi Covid in Israele sono aumentati in maniera costante da metà luglio. Il governo ha riferito che la maggior parte dei contagi riguarderebbe bambini e adolescenti non vaccinati, ma ci sono anche casi di persone contagiate nonostante il vaccino (cosiddette infezioni rivoluzionarie). Da una media di 20 casi al giorno si è passati a quasi 6.000 casi al giorno a luglio. Il Paese ha registrato 10.947 casi lunedì, superando il picco di 10.118 contagi al giorno toccato a gennaio, secondo i dati ufficiali.

l numero di tamponi effettuati è stato incredibilmente alto la settimana scorsa in vista del ritorno a scuola degli studenti. Il tasso di positività si è attestato al 7.7%, alto per la situazione attuale, ma solo la metà rispetto al tasso registrato lo scorso settembre. I casi di malattia grave sono aumentati, ma rimangono sotto i livelli di gennaio.

Il Ministero della Salute israeliano ha citato studi che suggeriscono che il livello di protezione dei vaccini diminuisce nel tempo, specialmente contro la variante Delta.

Ecco perché ha iniziato a somministrare il secondo richiamo del vaccino, o terza dose: in modo da aumentare quegli anticorpi e le possibilità di combattere la malattia.

Perché aumentano i contagi in Israele

È molto probabile che la causa principale sia, quindi, la variante Delta del virus, contagiosa almeno il doppio rispetto al virus originale e alle altre varianti conosciute finora.

Contemporaneamente alla diffusione della variante Delta in Israele, infatti, si sarebbe notato un netto calo dell’efficacia del vaccino nella prevenzione dell’infezione e della malattia sintomatica. Un report di Reuters suggeriva anche che la fine delle restrizioni e del distanziamento sociale in Israele hanno avuto la loro parte nell’aumento dei casi.

La terza dose del vaccino è la soluzione?

Alcuni esperti sollevano questioni etiche e scientifiche intorno alla terza dose del vaccino. Mentre ci sono Paesi che non riescono neppure ad avere scorte sufficienti per completare il ciclo vaccinale, ci sono Stati ricchi come Israele che arrivano a somministrare la terza iniezione. In secondo luogo, non c’è ancora la conferma definitiva che una persona sia meglio protetta con un secondo richiamo. Solo il tempo ci darà le risposte. È probabile che tra un anno o due gli scienziati scopriranno che abbiamo bisogno di un quarto vaccino. O forse l’emergere di nuove varianti significherà che non saremo mai completamente vaccinati e il mondo dovrà solo imparare a convivere con un virus che diventerà man mano sempre più comune e meno pericoloso.

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