Si continua a discutere sulla riforma delle pensioni e in particolare sulla situazione dei precoci. Il piano presentato da Boeri potrebbe trasformare la quota 41 nella quota 42-43.
Continuano gli aggiornamenti sulla riforma delle pensioni allo studio del governo e in particolare sulla situazione dei lavoratori precoci.
Le ultime notizie, infatti, riguardano le pensioni dei precoci.
Il presidente dell’Inps Tito Boeri avrebbe presentato un piano per risolvere la spinosa questione che prevederebbe di trasformare la quota 41, ipotizzata dal presidente della Commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano, in una quota 42-43 aumentando i contributi da versare.
La proposta di Boeri non piace ovviamente agli interessati.
I lavoratori precoci sono quella categoria di lavoratori che hanno iniziato a lavorare molto presto, spesso prima dei 18 anni, e si sentono quindi penalizzati dall’aumento dei requisiti per poter accedere alla pensione.
Pensioni precoci: la situazione
I lavoratori precoci sono stati interessati dalla riforma delle pensioni attuata con la Legge Fornero. In base a quanto disposto in tale provvedimento, infatti, i precoci potrebbero uscire dal mondo del lavoro al raggiungimento dei 42 anni e 10 mesi di contributi versati (41 anni e 10 mesi per le donne), soglia che è comunque destinata a salire a causa dell’adeguamento alle aspettative di vita.
Il prossimo scatto si avrà il primo gennaio 2019 fino ad arrivare alla soglia dei 45 anni di contributi versati nel 2035.
A tal proposito si auspica una riforma delle pensioni che affronti la situazione venendo incontro alle esigenze dei lavoratori precoci.
Uno dei più attivi in questo senso è il presidente della Commissione Lavoro alla Camera, Cesare Damiano, che ha avanzato una proposta: la quota 41. Secondo la proposta di Damiano, infatti, i precoci potrebbero andare in pensione al raggiungimento dei 41 anni di contributi versati indipendentemente dall’età anagrafica.
Pensioni precoci, la quota 42-43 di Boeri
Alla proposta di Damiano si contrappone quella di Boeri, il presidente dell’Inps.
La proposta avanzata da Boeri, infatti, si colloca come una via di mezzo tra quanto previsto dalla legge Fornero e quanto ipotizzato con la quota 41.
Secondo Boeri la soluzione alla situazione dei precoci sarebbe garantire l’uscita dal mondo del lavoro al raggiungimento dei 42-43 anni di contributi versati (quota 42-43), non assoggettando tale soglia all’adeguamento alle speranze di vita.
I sindacati tuttavia non ci stanno e continuano a spingere affinché venga adottata la quota 41. Secondo i sindacati, infatti, la maggior parte dei lavoratori precoci sarebbe formata da operai non qualificati che svolgono lavori usuranti.
Non resta quindi che aspettare per vedere quali saranno le mosse del Governo chiamato a decidere sulla riforma delle pensioni.
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