Martin Wolf ha scritto un ottimo pezzo sui tentativi di mettere i paesi baltici, Lettonia soprattutto, su un piedistallo come prova del fatto che l’austerità funziona. Egli menziona soprattutto argomenti di cui ho già parlato io: in primo luogo, che Pil sia ancora ben al di sotto del picco pre-crisi, e che la disoccupazione rimane ancora molto elevata nonostante un forte flusso migratorio.
Situazione baltica
Wolf aggiunge che in qualche modo l’aggiustamento dei paesi Baltici è stato anche reso più facile dal fatto che si tratta di economie molto aperte che non possono comunque competere con le economie occidentali e questo significa che è relativamente facile raggiungere una rapida crescita delle esportazioni.
Vi è, tuttavia, un ulteriore punto che vorrei sollevare.
Le persone che lodano i Paesi Baltici tendono a replicare alle osservazioni di chi gli fa notare che la disoccupazione è ancora alta e il Pil nettamente al di sotto del livello pre-crisi, sostenendo che l’alta produzione e l’occupazione degli anni 2006-7 erano frutto della bolla speculativa e che non dobbiamo aspettarci che questi ritornino. Non credo che si rendano conto di quanto sia problematico questo argomento.
Prima di tutto, l’idea che il PIL reale e l’occupazione possono essere enormemente gonfiati al di sopra dei livelli sostenibili da una bolla è discutibile. Sappiamo che le economie possono funzionare molto al di sotto della loro capacità produttiva; operare al di sopra di capacità è una proposta più difficile da difendere. In realtà, è normale valutare le tendenze in termini di capacità nell’interpolazione "picco-picco", assumendo che i valori massimi sono molto più simili tra di loro che i valori minimi, e che una situazione di "iperoccupazione" può accadere, ma non potrà mai essere di grandissime dimensioni.
Situazione Usa
In relazione, pensiamo a cosa ciò implicherebbe per gli Stati Uniti negli anni ’30. Ecco il PIL reale per l’America negli anni 1924-1936:
L’economia degli Stati Uniti è precipitata negli anni 1929-1933, ma è cresciuta molto velocemente negli anni 1933-1936. Nel 1935 il Pil aveva già superato il livello del 1924, nel 1936 era al di sopra del livello del 1929. Quindi, questo significa che la Grande Depressione era finita, e che l’America rappresentava una storia di grande successo? Pochi risponderebbero di sì, sicuramente eravamo ancora ben al di sotto di dove saremmo dovuti essere.
Ma c’è una falla logica ancora più grande nell’esaltazione dell’esperienza dei Paesi baltici, ed è l’affermazione che la Lettonia rappresenta la prova che l’austerità funzioni, come risposta a un’economia gravemente depressa. Ma se qualcuno fa notare che Pil e occupazione, nonostante la ripresa, sono ancora nettamente al di sotto dei livelli ante-crisi, si sente rispondere che quei livelli erano comunque insostenibili. Capite il problema? Gli apologeti, quando affermano che il picco ante-crisi non è un obiettivo realistico, in pratica stanno dicendo che la depressione dell’economia lettone in realtà non è mai stata profonda così come si pensa.
Io penso che si sbagliano. Ma comunque non possono avere entrambe le cose, affermando che l’austerità è proprio quello di cui le economie in difficoltà hanno bisogno e al tempo stesso scusare i limiti delle prestazioni della Lettonia dicendo che il boom precedente era un’illusione.
| Traduzione italiana a cura di Erika Di Dio. Fonte: The Conscience of a Liberal |
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