I Paesi Bassi, che rappresentano il più importante alleato di Berlino per quanto riguarda la disciplina di bilancio in Europa, sono caduti anche loro in una crisi economica. L’economia, una volta esemplare, ora soffre di debiti enormi e dello scoppio di una vera e propria bolla immobiliare, che ha arrestato la crescita e messo in pericolo l’occupazione.
Michel Scheepens ha familiarità con l’assunzione di rischio. L’uomo, 41 anni, supervisiona il mercato dell’energia per la banca olandese ING, ed è il suo lavoro a determinare la scelta di finanziamenti da effettuare, come un parco eolico a Cipro o una centrale di gas in Turchia. Fino ad ora, sono sempre stati i soldi degli altri ad essere coinvolti.
Da qualche tempo, però, Scheepens sta provando a livello personale cosa significa un cattivo investimento. Sei anni fa Scheepens, padre di tre figli, ha acquistato la metà di una casa bifamiliare per la sua famiglia; la costruzione costava 430,000, ma la banca gli ha offerto generosamente un finanziamento di € 500.000, per avere soldi a sufficienza per lavori di ristrutturazione, tasse, ecc. Scheepens aveva intenzione di rivendere la casa dopo pochi anni, ma dopo il fallimento di Lehman, i prezzi sono crollati. Se la famiglia dovesse vendere la casa oggi, dovrebbe ancora pagare alla banca € 60.000. La sua casa è "sott’acqua"(underwater), come dice Scheepens.
Un’economia "sott’acqua"
"Underwater" è una buona descrizione della crisi in un paese dove gran parte del territorio si trova al di sotto del livello del mare. Ironia della sorte, i Paesi Bassi, ampiamente considerati come un modello di economia, si trovano ora ad affrontare il tipo di crisi immobiliare che ha colpito finora solo gli Stati Uniti e la Spagna. Le banche dei Paesi Bassi hanno pompato miliardi e miliardi di prestiti sul mercato immobiliare privato e commerciale dal 1990, senza garantire che i mutuatari avessero garanzie sufficienti.
Gli acquirenti privati di case, per esempio, potevano facilmente trovare banche per finanziare oltre il 100% del prezzo di una proprietà. "Si potrebbe facilmente ottenere un prestito per cinque volte il nostro stipendio annuo", dice Scheepens, "e tutto ciò, senza un centesimo di patrimonio". Questo è stato possibile solo perché i proprietari erano in grado di dedurre interamente gli interessi ipotecari dalle loro tasse.
Invece di pagare i prestiti, i mutuatari di solito mettevano un po’ di soldi in un fondo di investimento, mese dopo mese, sperando in un profitto. Il denaro doveva essere utilizzato alla fine per ripagare il prestito, almeno in parte. Ben presto diventò un’abitudine aspettarsi che il valore di una certa proprietà aumentasse sostanzialmente. Molti risparmiatori olandesi prevedevano che la rivendita delle loro case avrebbe potuto generare abbastanza soldi per ripagare i prestiti, oltre ad un profitto sano.
Verso il baratro
Più di un decennio fa, la banca centrale olandese si era resa conto dei pericoli di questa euforia, ma i suoi avvertimenti non furono ascoltati. Solo l’anno scorso il nuovo governo, guidato dal primo ministro conservatore-liberale Mark Rutte, ha emendato delle scappatoie fiscali, che poco a poco hanno iniziato a scadere nel mese di gennaio. Ma ora è quasi troppo tardi. Nessuna nazione della zona euro è indebitata ai livelli dell’Olanda, dove le banche hanno un totale di circa € 650 miliardi di prestiti ipotecari sui loro bilanci.
Il debito dei consumatori è pari a circa il 250% del reddito disponibile. In confronto, gli Spagnoli nel 2011 avevano raggiunto un rapporto di debito solo del 125%, giusto per fare un esempio.
Ora che è scoppiata questa bolla immobiliare, ci sono seri rischi che questa potrebbe abbattersi violentemente su tutta l’economia. La disoccupazione è in costante aumento, i consumi sono in calo e la crescita è arrivata ad un punto morto. Nonostante le dure misure di austerità, quest’anno il governo dell’Aja ha violato il criterio del disavanzo della UE, che vieta il nuovo indebitamento oltre il 3% del PIL.
Prospettive cupe
Il Bureau si attende un calo dello 0,5% nella crescita per il 2013. A Febbraio circa 755 società hanno dichiarato fallimento, e il settore bancario ha dato il via a numerosi licenziamenti.
I tagli sono sempre più vicini. Un vicino di casa di Scheepens ha recentemente perso il lavoro, e le persone istruite non riescono più a trovare un’occupazione. "Non si vede la fine della crisi", ha detto.
| Traduzione italiana a cura di Erika Di Dio. Fonte: Der Spiegel |
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