Il rally ribassista dell’oro non conosce soste e anche stamattina sono stati aggiornati nuovi minimi da settembre 2010. La quotazione del metallo prezioso è scesa fino a 1.243 dollari l’oncia, a seguito della rottura ribassista del minimo della scorsa settimana posto a 1.269 dollari. Il crollo dell’oro è favorito dalle aspettative di exit strategy della FED, pronta a ridurre gli acquisti di bond, dai bassi rischi di inflazione e dai deflussi record dagli Etf che investono in oro fisico.
Secondo Bloomberg il patrimonio gestito dagli Etp, che accumulano lingotti d’oro, è sceso ai minimi da giugno 2010 a 2.049,6 tonnellate. Intanto broker e banche d’affari continuano a effettuare importanti sforbiciate sul target price del metallo giallo. Goldman Sachs parla di scenario di breve termine incerto, ma la stima sui prezzi per l’anno in corso è stata tagliata a 1.300 dollari da 1.435 dollari. Per fine 2014 la banca d’affari newyorkese si aspetta un approdo a 1.050 dollari.
Credit Suisse si aspetta che il prossimo anno l’oro scenderà a 1.180 dollari (precedente stima 1.500 dollari), mentre Ubs ritiene che il metallo prezioso potrebbe scendere a 1.150 dollari già entro i prossimi tre mesi e a 1.050 dollari entro 12 mesi. La banca elvetica sottolinea che l’oro non è più un’alternativa al dollaro e che ha perso appeal come rifugio anti-inflazionistico.
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