(Radiocor) - Il fisco italiano si conferma tra i piu’ voraci del pianeta, anche se lo scorso anno ha accennato a un’attenuazione. In base al rapporto Ocse sulle ’Tendenze delle Entrate da Tassazione’, nel 2013 il peso complessivo delle imposte nella Penisola e’ stato pari al 42,6% del Pil, lo 0,1% in meno rispetto al dato definitivo del 2012 che e’ del 42,7%. I dati vedono la Penisola al sesto posto nel 2013 tra i 34 Paesi Ocse per l’incidenza delle tasse dalla quinta posizione del 2012, quando l’aumento sul 2011 era stato di 1,4 punti, tra i maggiori dell’intera area Ocse, come sottolinea lo studio.
Dal 2007, l’ante-crisi, l’appetito del fisco tricolore e’ aumentato di un punto percentuale di Pil. Nell’intera area Ocse, nel 2013 l’incidenza della tassazione e’ salita di 0,4 punti al 34,1% del Pil. I pesi massimi del fisco sono la Danimarca (48,6% nel 2013 da 47,2%), la Francia (45% da 44%), il Belgio (44,6% dal 44%), la Finlandia (44% dal 42,8%), la Svezia (42,8% dal 42,3%) e appunto l’Italia. Gli incrementi maggior della tassazione lo scorso anno sono avvenuti in Portogallo (+2,2 punti) e in Turchia (+1,7 sul 2012 e anche +5 punti sul 2007). La Norvegia e’ invece riuscita a tagliare le aliquote di 1,5 punti. I Paesi con il fisco piu’ leggero sono Messico (19,7%) e Cile (20,2%), Corea e Usa (25,4%). Rispetto alle medie Ocse in Italia vi sono maggiori entrate dalle tasse sui redditi personali e dai contributi sociali, una minore porzione di imposte societarie e su beni e servizi, mentre sono nella media le tasse sul patrimonio. In particolare gli introiti da imposte su redditi personali sono salite all’11,6% del Pil nel 2012 dall’11,1% del 2011, contro l’8,6% medio Ocse. Cinquant’anni fa erano pari solo al 2,7% del Pil. Tra le peculiarita’ italiane, l’aumento della tassazione a livello locale salita al 16,4% degli introiti complessivi (12% medio Ocse) dal 5,4% del 1995. Il Governo centrale si ’accontenta’ ora del 53% , 10 punti in meno rispetto al 1995 e anche della media Ocse.
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