Obama sconfitto dai Repubblicani: ecco tutti i problemi del presidente USA

Flavia Provenzani

7 Novembre 2014 - 11:10

La vittoria dei repubblicani al midterm di martedì da il via ai conflitti interni. E ora come si comporterà il presidente Obama?

Obama sconfitto dai Repubblicani: ecco tutti i problemi del presidente USA

WASHINGTON - Dai jihadisti in Iraq ai separatisti filo-russi in Ucraina e alle decapitazioni di cittadini americani in Siria: il mondo in crisi ha contribuito all’indebolimento del presidente degli Stati Uniti ed al successo repubblicano al midterm.

Il crollo della fiducia dei cittadini nei confronti del presidente Barack Obama e la conquista degli ex silenti Repubblicani complicheranno le azioni di politica estera degli USA alle prese con le guerre in Medio Oriente e in Europa Orientale, e le sempre più potenti Cina e Asia.

I Repubblicani conquistano la vittoria grazie anche alla nube di crisi che sta aleggiando sulla Casa Bianca.

I video dei militanti dello stato islamico vestiti di nero che avanzano in Siria o dei medici in tuta bianca che si occupano di Ebola riproposti all’infinito sui telegiornali, hanno danneggiato gravemente i democratici al voto di metà mandato svoltosi nella giornata di Martedì.

Gli oppositori di Obama stanno per esercitare un maggiore potere a Capitol Hill, durante gli ultimi 2 anni del suo mandato. Ma il presidente avrà ancora ampio potere costituzionale nel guidare la politica estera e potrebbe decidere di concentrare la sua attezione proprio su questa, prendendo spunto da altri ex presidenti.

Se voglia davvero fare della politica internazionale il suo cavallo di battaglia o meno, Obama avrà comunque una lunga lista di sfide difficili a cui far fronte.

LA POLITICA INTERNAZIONALE E LA SUA INFLUENZA SUL MIDTERM

I Repubblicani hanno accusato a lungo Obama di aver indebolito la leadership mondiale degli Stati Uniti, rifiutandosi di operare con maggiore forza per affrontare la crisi mondiale. Obama e i suoi collaboratori respingono lo vedrebbero portare avanti un’azione militare a dir poco inadeguata.

Dopo aver preso il Senato e aumentato la loro maggioranza alla Camera dei Rappresentanti, i repubblicani si troveranno in una posizione più influente. Il loro obiettivo è un confronto decisivo nel dialogo tra le potenze mondiali e l’Iran: riuscire, quindi, a contenere il suo programma nucleare e impedendogli di sviluppare una bomba atomica, nonostante Teheran neghi ancora la ricerca sul tema.
Con la scadenza fissata al 24 novembre per un accordo globale, i repubblicani temono che Obama diminuisca di troppo le sanzioni all’economia iraniana. Potrebbe anche sospendere alcune sanzioni per conto suo, ma alla fine avrebbe bisogno di un voto del Congresso per arrivare a delle misure permanenti.

Certo è che un accordo con l’Iran, dopo decenni di tensione con gli Stati Uniti, sarebbe una grande spinta per l’operato internazionale di Obama, che finora non ha avuto.

Il rappresentante repubblicano di New York, Peter King ha detto:

“Grazie al controllo repubblicano sul Senato, il mio partito sarebbe anche disposto a reagire varando nuove leggi pur di bloccare il tentativo di Obama di trattare con l’Iraq a modo suo."

Ha poi aggiunto:

“Se sarà troppo “carino” e senza polso trattando la questione, protebbe esserci una forte reazione da parte del partito”.

Un’altra fonte di attrito sarà la gestione di Obama della battaglia contro lo Stato islamico (conosciuto anche come ISIL), che sta acquistando potenza e riconoscimento in Siria e Iraq.
I leader repubblicani sostengono che l’obiettivo di Obama di "degradare e distruggere" lo Stato islamico avrà esito negativo a meno che il presidente non smetta di occuparsi dei bombardamenti e dell’assistenza ai siriani moderati.

Sulla scia dei risultati del midterm, alcuni repubblicani chiedono la cancellazione del rifiuto di Obama di inviare altre truppe armate in Iraq.
"Mi sembra sia fisicamente impossibile fermare l’ISIL con le braccia conserte", ha detto il senatore repubblicano dello Utah Mike Lee, membro della Commissione Forze Armate del Senato.

LA QUESTIONE IN UCRAINA E GUANTANAMO

Obama dovrà affrontare anche la pressione repubblicana, che lo spinge ad acquistare una posizione di rilievo nei confronti del presidente russo Vladimir Putin, nel conflitto Mosca-Ucraina. È innegabile che la questione abbia riportato i rapporti Stati uniti/Russia a livelli raggiunti durante la Guerra Fredda.
Obama ha mobilitato la Cooperazione Europea per sanzionare la Russia, ma molti repubblicani vorrebbero misure più severe.
Un altro problema che rischia di creare ulteriore attrito è il destino del carcere penitenziario internazionale per sospettati terroristi stranieri presso la base navale di Guantanamo Bay a Cuba. Obama ha ereditato la prigione dal suo predecessore George W. Bush e ha più volte promesso, non riuscendosi, di chiuderla.
La maggior parte dei repubblicani si oppone con veemenza alla chiusura del carcere. Il nuovo potere repubblicano al Senato sembrerebbe rendere ancora più difficile la promessa del presidente.

L’unico obiettivo comune di Obama e repubblicani è l’accordo per il libero commercio transpacifico. La componente repubblicana al Congresso potrebbe essere d’aiuto nella negoziazione dell’accordo.

Sarà una delle priorità quando Obama parteciperà al vertice Asia-Pacifico a Pechino la prossima settimana.

Fonte: Reuters

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