Nasa: la civiltà umana è vicina alla fine. Quando avverrà? Forse non volete saperlo

Vittoria Patanè

21 Marzo 2014 - 13:56

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Se i Governi non cambieranno registro la civiltà umana scomparirà, lo dice la NASA

Nasa: la civiltà umana è vicina alla fine. Quando avverrà? Forse non volete saperlo

Restano pochi anni da vivere alla civiltà umana, talmente pochi che molti di noi potranno “assistere allo spettacolo” del suo crollo in diretta.

Uno studio finanziato dal Goddard Space Flight Center della Nasa infatti ha calcolato scientificamente che la civiltà moderna andrà al collasso in tempi brevi, brevissimi. Volete sapere di quanto tempo stiamo parlando? Vent’anni.

La notizia sta velocemente facendo il giro del mondo, perché stavolta non si tratta di previsioni apocalittiche pronunciate da maghi o antichi stregoni, ma di un progetto condotto dalla matematica Safa Motesharrei del National Socio-Environmental Synthesis Center insieme ad un team di scienziati naturali e sociali.

Benché lo studio non sia ancora stato pubblicato a rendere noti i suoi risultati è stato lo scrittore e direttore dell’Institute for policy research&development Nafeez Ahmed. All’interno del suo blog ospitato sul quotidiano inglese The Guardian, Ahmed considera l’analisi portata avanti dalla NASA “un segnale d’avvertimento molto credibile” ed evidenzia che:

«gli scienziati naturali e sociali hanno sviluppato un nuovo modello di come la “tempesta perfetta” di crisi potrebbe far crollare il sistema globale».

Lo studio
Lo studio dimostra che la civiltà umana collasserà nel corso dei prossimi 20 anni a causa dell’eccessivo sfruttamento delle risorse naturali e della crescente disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza mondiale.

L’analisi si basa sulla convinzione che i processi di sviluppo e collasso delle civiltà siano ciclici e quindi ricorrenti nel corso della storia. Gli esempi che confermano quanto appena detto sono numerosi:

«La caduta dell’impero romano e dell’altrettanto (se non più) avanzati imperi Han, Maurya e Gupta, così come tanti imperi mesopotamici progrediti, sono tutte testimonianze del fatto che andando avanti le civiltà sofisticate, complesse e creative, possono essere sia fragili che non permanenti».

Basandosi sul passato dunque, il team di scienziati ha individuato cinque fattori che porteranno al crac della nostra società: popolazione, clima, acqua, agricoltura ed energia. La loro convergenza produrrà due differenti fenomeni:

  • la riduzione delle risorse a causa della pressione sulla capacità di carico ecologico,
  • la stratificazione economica della società in élite (ricchi) e gente comune (poveri).

Ebbene questi stessi fenomeni sono quelli che hanno causato il collasso delle civiltà del passato.

Lo studio divide la civiltà umana in quattro categorie: élites, poveri, natura e ricchezza. Queste quattro categorie, cui vengono assegnate delle complesse equazioni matematiche, creano due differenti scenari:

  • scenario 1: l’élite continua svilupparsi, facendo scomparire la classe operai e causando il crollo della civiltà umana entro mille anni.
  • scenario 2: gli uomini continuano a sfruttare eccessivamente le risorse naturali fino a produrre un crollo totale della civiltà che si verifica entro 500 anni.

Entrambi gli scenari sono presenti nella società odierna, infatti, come spiega Motesharrei:

«E’ importante notare che nei due scenari, le élites (a causa della loro ricchezza) soffrono degli effetti nefasti e del crollo ambientale ben più tardi dei comuni mortali. Potremmo supporre che questa barriera di ricchezza permetta alle élites di continuare a funzionare come da abitudine, malgrado la catastrofe imminente».

Le soluzioni
Lo stesso studio sottolinea però che c’è ancora modo di fermare questo sconvolgente trend:

«Il collasso può essere evitato e la popolazione può raggiungere l’equilibrio se il tasso pro capite di esaurimento della natura viene ridotto ad un livello sostenibile e se le risorse vengono distribuite in modo abbastanza equo».

Secondo gli scienziati, riducendo la natalità e distribuendo in maniera più equa le risorse, abbiamo ancora una possibilità di sopravvivenza. Per fare ciò bisogna contrastare la disuguaglianza economica e razionalizzare il consumo di risorse rinnovabili.

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