Nada Cella: chi era, cosa è successo, misteri e indagati

Giorgia Bonamoneta

17/11/2021

17/11/2021 - 19:49

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Novità sull’omicidio di via Marsala del 6 maggio 1996, giorno nel quale perse la vita Nada Cella. Riaprono le indagini grazie al ritrovamento di prove e intercettazioni negli atti.

Nada Cella: chi era, cosa è successo, misteri e indagati

La procura di Genova riapre le indagini sulla morte di Nada Cella, giovane venticinquenne trovata agonizzante (e in seguito deceduta) il 6 maggio 1996. L’aggressione anonima, subita nell’ufficio nel quale lavorava, venne rinominata “omicidio di via Marsala” dai giornali. Oggi ancora non si non ci sono nomi e arresti per la morte della giovane, ma non mancano i sospetti.

A riaprire il caso è stata la criminologa Antonella Pesce Delfino che, insieme all’avvocata Sabrina Franzoni, ha riletto gli atti dell’indagine e scoperto, anzi riscoperto elementi che potrebbero ricondurre al presunto assassino o assassina.

Nel 1996 erano già stati scritti alcuni nomi sul registro degli indagati e uno in particolare oggi trova nuove possibili prove. Come l’intercettazione di una telefonata che ricostruisce gli eventi subito dopo l’aggressione a Nada Cella e il ritrovamento di tracce ematiche su un vecchio scooter. Indagata nel 1996 l’ex insegnante Annalucia Cecere, ricollegata all’omicidio per via di alcuni dettagli considerati poi irrilevanti per l’accusa. Oggi nuovi elementi tornano a far pensare al coinvolgimento di Cecere che in risposta ha minacciato la criminologa di morte.

Chi era Nada Cella e cosa è successo il 6 maggio 1996

Sempre più spesso si torna a parlare di omicidi irrisolti e molti di questi casi coinvolgono donne e ragazze; tutte vittime che ancora non hanno trovato giustizia, come Serena Mollicone e Marta Russo.

Il “caso di via Marsala” vede protagonista la giovane Nada Cella. Cella, come ogni giorno, si era recata al lavoro in orario, a differenza del suo datore di lavoro, che quel giorno dichiara di aver fatto una decina di minuti di ritardo. Un ritardo mortale.

L’aggressione avviene infatti tra le 8:50 e le 9:10 del mattino, orario confermato da suoni ascoltati dai vicini, come un tonfo sordo e alcuni testimoni oculari che raccontano di aver visto una donna sporca di sangue.

Marco Soracco, il commercialista proprietario dello studio, non sentì immediatamente la vittima, ancora viva. Si accorse solo dopo aver risposto a una chiamata di lavoro dello stato della giovane. La prima impressione è quella di una caduta in seguito a un malore, ma fin da subito è difficile raccogliere le prove.

Infatti la scena del crimine viene compromessa dai soccorsi e dalla madre di Soracco, che arriva in ufficio per pulire via il sangue.

Omicidio Nada Cella: misteri ed errori nelle indagini

Troppi errori per trovare prove schiaccianti, ma dopo venticinque anni, grazie alla determinazione di Antonella Pesce Delfino e dell’avvocata Sabrina Franzone le indagini vengono riaperte. Dalla rilettura degli atti sono emerse piste e indizi lasciati in disparte.

Di misteri in questa storia non mancano, tanto che i giornali nel 1996 scrivevano titoli come “il palazzo dei ciechi e dei sordi” per intendere che nessuno aveva visto o sentito nulla, neanche una colluttazione. Ma qualcuno aveva visto: due testimoni oculari erano stati ascolti ed entrambi avevano raccontato di una donna con le mani sporche di sangue.

Tra gli indagati finirono Marco Soracco e Annalucia Cecere, che venne indagata a seguito di una testimonianza. Entrambi vennero poi prosciolti.

Omicidio Nada Cella: il coinvolgimento di Annalucia Cecere e il movente

Diversi aspetti della vicenda sembrano portare ad Annalucia Cecere: il ritrovamento in casa di bottoni simili a quello ritrovato sotto il corpo di Cella, la presenza di un motorino e un possibile movente.

Dopo 25 anni è un’intercettazione ad aprire una nuova strada. Negli atti riesaminati da Pesce Delfino è stata ritrovata una chiamata (da anonimo) diretta al numero di casa di Marco Soracco. A rispondere fu la madre di Soracco, che disse di non ricordare il nome della donna che aveva chiamato. Nella telefonata si faceva riferimento a un evento accaduto circa 15 giorni prima e di una donna di nome Anna.

La trascrizione della chiamata:

Venivo giù in macchina da Carasco, l’ho vista che era sporca e ha infilato tutto nel motorino io l’ho salutata e non mi ha guardato. È stato dico la verità 15 giorni fa, l’ho incontrata nel caruggio che andava alla posta non mi ha nemmeno guardato. È scivolata di là...

Ma qual è il movente riconducibile ad Annalucia Cecere? Secondo una testimonianza: le mire matrimoniali di lei. Sembra infatti che si volesse sbarazzare della giovane per prenderne il posto e che fosse gelosa di una qualche tipo di relazione tra Cella e Soracco, mai confermata.

Ci sono ulteriori prove del coinvolgimento di Annalucia Cecere

La telefonata era stata archiviata, come altri dettagli, ma dopo anni gli inquirenti hanno ritrovato un motorino appartenuto a Cecere sul quale sono state ritrovate presunte tracce di sangue. Ulteriori accertamenti sono in corso.

Tutto questo interesse ha spinto la donna, che dopo due decenni si è trasferita in un altro paese, a reagire con aggressività. Antonella Pesce Delfino ha diffuso il messaggio minatorio inviatole da Annalucia Cecere che, dopo essere stata contattata, ha minacciato di aggressione la criminologa.

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