NASpI: quando si prendono in considerazione tutti i rapporti di lavoro degli ultimi 4 anni

Antonio Cosenza

18/09/2020

25/10/2022 - 12:10

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Indennità di disoccupazione: quando si prendono in considerazione tutti i rapporti di lavoro avuti negli ultimi 4 anni? Facciamo chiarezza.

NASpI: quando si prendono in considerazione tutti i rapporti di lavoro degli ultimi 4 anni

Nel calcolo della NASpI, ossia l’indennità di disoccupazione, si tiene conto delle esperienze lavorative degli ultimi 4 anni precedenti alla domanda.

Non sempre però è così: a tal proposito, capire quando si tiene conto di tutte le esperienze lavorative degli ultimi 4 anni è molto importante perché è da questa informazione che dipende la durata e l’importo del trattamento.

La durata della NASpI, infatti, è pari alla metà delle settimane contributive maturate negli ultimi 4 anni. Per forza di cose, quindi, la durata dell’indennità di disoccupazione non potrà mai essere superiore ai 24 mesi.

L’importo, invece, equivale al 75% della retribuzione media mensile imponibile ai fini previdenziali degli ultimi 4 anni. Qualora nell’arco del quadriennio ci sia stata un’esperienza lavorative ben retribuita, quindi, questa avrebbe dei vantaggi anche sull’importo dell’indennità di disoccupazione.

NASpI: quando si tiene conto di tutti le esperienze lavorative degli ultimi quattro anni

Per avere diritto alla NASpI bisogna come prima cosa aver perso il lavoro involontariamente. Non possono richiedere l’indennità di disoccupazione, quindi, coloro che presentano le dimissioni, eccetto che per le dimissioni per giusta causa.

Inoltre, sono necessarie almeno 13 settimane di contribuzione nei quattro anni precedenti all’inizio del periodo della disoccupazione, come pure almeno 30 giornate di lavoro effettivo nei 12 mesi che precedono l’inizio del periodo di disoccupazione.

Come prima cosa, quindi, è necessario fare domanda dopo che nell’ultimo anno si è lavorato per almeno 30 giornate. L’ultimo rapporto di lavoro, inoltre, deve essere cessato per un motivo differente dalle dimissioni volontarie.

Per il requisito contributivo si tiene conto invece di quanto successo negli ultimi quattro anni, ma va detto che sono escluse quelle settimane contributive che hanno già dato luogo all’indennità di disoccupazione.

Esempi pratici

Facciamo un esempio: Marco nel 2017 ha lavorato per un anno come cameriere e al termine di questa esperienza lavorativa ha percepito la NASpI per 6 mesi. Questo nel 2020 ha lavorato per altre 12 settimane salvo poi essere licenziato: tuttavia non può richiedere la NASpI in quanto non raggiunge le 13 settimane contributive necessarie e non può tener conto neppure dell’esperienza del 2017 visto che per questa ha già percepito la NASpI.

Pensiamo invece all’ipotesi che Marco nel 2017, dopo l’esperienza di un anno come cameriere, abbia deciso di dimettersi e quindi non abbia potuto percepire la NASpI. In quel caso dopo il licenziamento nel 2020 può fare domanda di NASpI in quanto in questo caso si terrebbe conto anche dell’anno di lavoro avuto nel 2017.

Alle 12 settimane contributive, quindi, si aggiungono altre 52 settimane circa, con il requisito contributivo che viene ampiamente soddisfatto. In tal caso, quindi, Marco potrà percepire la NASpI per 32 settimane, e nel calcolo dell’importo verrà effettuata una media delle retribuzioni percepite nelle due esperienze lavorative.

Ricapitolando

Non è importante, quindi, che tutte le esperienze lavorative avute negli ultimi 4 anni siano cessate per cause diverse dalle dimissioni; l’importante è che l’ultima esperienza rispetti questo requisito.

L’unico requisito essenziale affinché tutte le esperienze professionali degli ultimi quattro anni vengano prese in considerazione è che queste non devono essere già state conteggiate nella liquidazione di altre indennità di disoccupazione.

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