Il bilancio dei musei italiani, stando ai dati, è sull’orlo del baratro: ventisei euro d’incassi l’anno per ogni dipendente.
Tanto per far capire come siamo messi, tutti insieme incassano il 25% in meno del solo Louvre di Parigi. Numeri incredibili se si pensa al patrimonio storico-culturale che il nostro Paese custodisce.
L’Italia, famosa nel mondo per la sua storia e la sua cultura, dovrebbe fare della sua memoria una risorsa, uno strumento per guadagnare quei soldi che mancano in altri ambiti, ed invece, anche in questo caso, i risultati sono da apocalisse: tutte le biglietterie statali italiane messe insieme hanno fatto introiti nel 2012 per un centinaio di milioni.
I dati
Si dovrebbe pensare in primis alla conservazione e al restauro dell’immenso patrimonio che i nostri avi ci hanno lasciato, si dovrebbe provare a non far scomparire, a poco a poco, millenni di storia e poi, in ultimo, a guadagnarci sopra. Su questo siamo tutti assolutamente d’accordo.
Il problema è che anche quei siti che funzionano, anche quelle parti di patrimonio perfettamente conservate presentano un bilancio da terzo mondo, senza alcun tipo di differenza tra nord e sud.
In Campania, un visitatore su due entra gratis, in Friuli-Venezia Giulia sono 9 su 10 a non pagare il biglietto. Addirittura 1 ogni 18 in Campania, mentre un po’ meglio va la Puglia con un pagante su 3 persone che entrano in un museo.
Se si guarda alla media nazionale, si capisce quanto la situazione sia sconfortante: per vedere il nostro patrimonio millenario, ammirato e invidiato da tutti, pagano solo 16 milioni di visitatori su 36 e mezzo, 20 milioni entrano quindi gratis.
La disorganizzazione
Tre mesi e mezzo dopo l’inizio del 2013, la Regione Sicilia non è ancora in grado di fornire i dati sul 2012. Quelli sul 2011? Desolanti. Nell’area archeologica di Megara Hyblaea, nel 2011 solo 400 visitatori paganti, poco più di uno al giorno. Come al Museo archeologico Ibleo di Ragusa: 1,4 al giorno. O al museo archeologico di Marianopoli: due alla settimana. Uscito dall’elenco il sito di Ravanusa: nel 2009, a fronte di 340.000 euro di spese per gli stipendi dei dieci custodi e la manutenzione, aveva avuto nell’intero anno un solo visitatore.
Come si può far fronte ad una situazione del genere? Di certo lo Stato italiano, già sovraccarico di per sé, non potrà farsi carico degli stipendi e della manutenzione di ogni singolo museo del nostro Paese. Ciò che è sicuro è che bisogna trovare una soluzione, altrimenti si rischia di lasciar morire un patrimonio culturale immenso per mancanza di fondi e di organizzazione.
La nostra storia è un dono, sfruttarla è un dovere, altrimenti non si riuscirà a mantenerla in vita.
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