La battaglia della Monte dei Paschi di Siena sembra non finire più: ora infatti sono emersi bonifici internazionali per il valore di circa 17 miliardi di euro, effettuati in operazioni datate 2008-2009 (precisamente 30 Maggio 2008-30 Aprile 2009), che corrispondono ai mesi successivi il perfezionamento dell’acquisizione di banca AntonVeneta. Si tratta quindi di una cifra evidentemente superiore a quella dei 10,3 miliardi di euro relativi all’esborso per l’acquisizione della banca.
I bonifici sotto accusa
Sarebbero due, della cifra di 2,5 miliardi e da 123,3 milioni, e sono intestati ad Abbey National Treasury Service Plc di Londra. Tra gli altri, sono soprattutto questi due ad interessare gli inquirenti perché si tratterebbe di cifre che si pensa siano successivamente rientrate in Italia usufruendo dello scudo fiscale. Sono due i dubbi maggiori in relazione alla vicenda:
- Prima di tutto, nel documento inviato dalla banca senese alla Consob, si evince la perplessità della banca stessa riguardo l’operazione, infatti si legge, "Banca Antonveneta potrebbe continuare a non generare risultati economici positivi, con possibili effetti negativi sull’attività e sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria dell’Emittente e del Gruppo”. La procura si chiede quindi come possa essere giustificato un prezzo così alto con una valutazione del genere;
- in secondo luogo, leggiamo ancora nel documento dell’istituto, "Bmps non ha effettuato una formale ‘due diligence’ finalizzata all’aggiustamento del prezzo di acquisizione, anche se ha avuto modo di controllare i bilanci di Antonveneta. Né, tantomeno sono state redatte perizie di stima ai fini della determinazione del prezzo". La domanda che sorge spontanea in questo caso è: è possibile che l’operazione sia stata effettuata senza che la banca di Siena verificasse dall’interno la contabilità di Antonveneta?
Altre verifiche fiscali
Anche in questo caso, sono due le verifiche fiscali sotto torchio:
- la prima è quella relativa la vendita di Palazzo dei Normanni a Roma, l’ex sede delle esattorie, avvenuta nell’autunno del 2011: la vendita sarebbe stata chiusa a 142 milioni, e non a 130 come è sempre stato detto. In esame anche la velocità con cui è stata chiusa la trattativa con l’acquirente direttamente dai vertici del Monte;
- la seconda interessa invece una plusvalenza di 120 milioni scaturita dal rastrellamento di azioni Unipol da parte di Mps nel 2005, quando il gruppo assicurativo era impegnato nella scalata alla Bnl, che poi non andò in porto. Si parla quindi di competenze errate nella registrazione dei bilanci e di un possibile vantaggio fiscale per l’istituto, con un risparmio del 95% grazie a una modifica del testo unico.
Intanto, Fondazione Mps fa sapere, attraverso la bozza del documento programmatico della Fmps, che non trascurerà la possibilità di procedere alla cessione di un altro pacchetto di partecipazione in Mps, il che che comporterebbe una discesa sotto la soglia del 33,5%.
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