Con la fine del segreto bancario, che fine farà il grey money conservato nelle banche di Svizzera, Lichtenstein e Lussemburgo? A rimetterci sono sempre i clienti più piccoli.
Negli ultimi anni ed in grande silenzio, lontane dagli occhi indiscreti dei media, alcune banche private dei più noti centri del settore bancario europeo hanno letteralmente iniziato a cacciare i propri clienti. Non si tratta di semplici congetture, ma di fatti documentati dalla Convention on Mutual Administrative Assistance in Tax Matters dell’OCSE, un accordo di cui Svizzera, Lichtenstein e Lussemburgo sono firmatari.
Su The Banker’s Umbrella, il blog dedicato al settore bancario privato, leggiamo che in Svizzera, Lichtenstein e Lussemburgo i clienti più piccoli hanno da tempo iniziato ad avere qualche difficoltà nelle normali pratiche di accesso alle proprie banche. E non è tutto, infatti successivamente è stata varata ed applicata un’ingombrante tassa "di conto" che ha richiamato l’attenzione innescando un esodo dei piccoli clienti retail dalle banche.
Nonostante le esorbitanti tasse, molti clienti hanno deciso di rimanere. Ma perché?
Il punto è che il denaro di questi clienti che hanno scelto di rimanere nonostante le tasse salate, è il cosiddetto grey money: denaro non dichiarato e non propriamente tassato secondo la giurisdizione vigente. Per dirla in altre parole, il grey money altro non è che quel denaro frutto dell’evasione fiscale.
E dove finiranno questi soldi? Riportarli a casa è abbastanza complicato. Trasferire qualche centinaia di migliaia di euro da un conto estero ad uno nazionale potrebbe far suonare diversi campanelli d’allarme e sollevare qualche domanda scomoda. Per questo molti decidono di fare "buon viso a cattivo gioco" lasciando il proprio denaro grigio esattamente lì dov’è.
Ma ora che il 2013 volge al termine, le banche hanno esaurito le buone maniere e stanno invitando diversi clienti ad andarsene.
Ma perché proprio ora le banche hanno deciso di cacciare i clienti? Sebbene questo denaro sia profittevole per le banche visto che viene generalmente depositato in fondi di investimento, la fine del segreto bancario porta con sé almeno due implicazioni:
- La prima è di tipo amministrativo: non si può aprire un conto presso una banca privata senza aver firmato una dichiarazione nella quale si afferma il pieno e corretto adempimento degli oneri fiscali nel paese di provenienza. Inoltre, alcune banche potrebbero richiedere l’esplicita autorizzazione a passare informazioni alle autorità fiscali competenti. In questo caso non c’è distinzione tra un cliente con un conto da 500 mila euro ed uno con un conto da 5 mila, ma quale dei due pensate che la banca preferisca tenersi?
- Rischi d’immagine. Come detto prima, la faccenda è "grigia" e comporta un certo rischio di danneggiamento dell’immagine della banca stessa. Una volta che sarà iniziato lo scambio di informazioni, se si venisse a scoprire che un personaggio famoso o pubblico ha un conto poco chiaro all’estero, il nome della banca finirebbe su tutti i giornali e questo non è certo di auspicio per nessuna banca.
L’accordo firmato sotto il nome dell’OCSE è un passo in avanti verso la maggiore trasparenza del settore bancario e lo scambio automatico di informazioni.
I prossimi due anni saranno cruciali per gli sviluppi storici del settore bancario Europeo; e mentre il Lussemburgo si avvia verso lo scambio automatico di informazioni, presto seguiranno Lichtenstein e Svizzera. Il segreto bancario in Europa ha ormai le ore contate.
| Liberamente tratto e tradotto da The Banker’s Umbrella |
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