Le imprese apistiche in Italia risultano essere talmente poche da non riuscire a coprire nemmeno la metà del fabbisogno nazionale di miele. I dati dimostrano che anche a livello comunitario la situazione non risulta essere molto diversa, mentre riconosciamo i maggiori produttori di miele in Cina, Russia, USA. Si deduce che lo scarso numero degli occupati nel settore apistico in Italia sia dovuto alla non conoscenza della grande funzione che le api svolgono sia per l’economia che per l’ambiente.
Funzione economica
I dati mostrano che per gli apicoltori italiani il giro d’affari risulta essere circa 65 milioni di euro tra la produzione di miele, cera, polline, propoli, pappa reale, ape regina, sciami...
All’interno di un impresa apistica spesso sorgono “fattorie didattiche”(laboratorio che abbina l’apprendimento teorico-pratico, es: iniziative per le scuole) le quali risultano essere grande fonte di ricchezza economica e culturale ma sono quasi inesistenti in Italia e soprattutto al Sud.
Funzione ambientale
I ricercatori hanno dimostrato che una gran parte del prodotto vendibile in agricoltura risulta legato all’attività delle api (l’impollinazione).
Einstein: “ se le api scomparissero dalla terra, per l’uomo non resterebbero che 4 anni di vita”.
Puntare nell’apicoltura per combattere la crisi del mercato del lavoro
In questo periodo di crisi l’apicoltura potrebbe essere un rifugio sicuro per molti giovani disoccupati visto il basso numero degli occupati nel settore e l’elevata richiesta dei prodotti apistici. Basterebbe trovare una strategia di successo per ridurre l’importazione e al contempo la disoccupazione.
Diventare apicoltori potrebbe quindi essere una strada per molti giovani italiani per uscire dal tunnel della disoccupazione ed entrare in un settore con ampi margini di sviluppo nel nostro Paese.
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