Lavoro, 150mila impieghi senza lavoratori. Qual è la differenza tra disoccupazione volontaria e involontaria?

Marta Panicucci

27/05/2013

Lavoro, 150mila impieghi senza lavoratori. Qual è la differenza tra disoccupazione volontaria e involontaria?

Nel 2013 il tasso di disoccupazione in Italia è in aumento, e secondo le stime della commissione Ue il 2013 chiuderà con un tasso di disoccupazione pari all’11,8%. La ripresa è posticipata ancora, al 2015; anche per il prossimo anno infatti il dato sulla disoccupazione in Italia è previsto in aumento, al 12,2%. Nel nostro paese la crisi economica, la recessione e la mancanza di politiche attive per stimolare la crescita e la produzione fanno lievitare il numero delle persone senza lavoro o con lavoro precario.

Premesso questo però c’è da dire che, ad un mondo del lavoro evidentemente in crisi, si somma anche il lavoro che c’è e che nessuno vuole fare. Ci sono infatti diversi settori di lavoro in Italia dove l’offerta supera di gran lunga la domanda.

Secondo i dati raccolti dalla Fondazione studi Consulenti del lavoro infatti, sarebbero disponibili in Italia circa 150mila impieghi che non trovano lavoratori; tra questi: panettieri, falegnami, sarti, installatori, pasticcieri, camerieri, baristi e macellai. Sono soprattutto i "vecchi mestieri", quelli che si apprendevano nelle botteghe e si tramandavano da padre in figlio ad essere sempre più abbandonati dalle giovani generazioni. Come sottolinea la Fondazione studi:

Sono lavori manuali che richiedono fatica e turni anche in notturna, oppure un percorso lungo e impervio prima di diventare esperti, ma che in ogni caso assicurano forti guadagni e la possibilità di lavorare anche autonomamente

Lavori rifiutati

Secondo la studio dei consulenti del lavoro alcuni impieghi in Italia avrebbero bisogno di lavoratori, ma questi non sono disposti a svolgere lavori manuali, visti come socialmente degradanti, e magari con turni di lavoro che includono orari notturni e giorni festivi. Un esempio su tutti può essere il lavoro dei panettieri: i posti disponibili in questo settore sarebbero 1.040 di cui non si riesce a coprire neanche il 39%.

Sempre rimanendo nel settore alimentare troviamo altri lavori "snobbati", tra questi: nel campo della pasticceria si cerca personale e diverse aziende del settore non riescono a coprire un 10% di posti disponibili come macellaio.

Oltretutto, molti tra i lavori manuali disponibili portano spesso ricavi elevati. Possiamo portare l’esempio del falegname, anche questo è un lavoro rifiutato da molti, ma che, soprattutto in un momento come questo in cui si preferisce aggiustare il vecchio mobile piuttosto che comprarlo nuovo, il lavoro del falegname risulta essere proficuo. Sono 1.500 i posti disponibili come installatori di infissi e le aziende lamentano che circa l’83% di questi posti di lavoro non è stato ancora occupato.

Altri lavori "snobbati" a causa dei turni spesso pesanti e degli orari notturni sono il cameriere e il barista. Infatti, nonostante spesso si pensi il contrario, anche questi due impieghi rientrano nei settori in cui l’offerta di lavoro è superiore rispetto alla domanda.

Dallo studio della Fondazione consulenti del lavoro emerge anche la domanda di lavoratori specializzati di difficile reperimento spesso a causa del complesso percorso formativo richiesto. Tra questi spiccano i numeri di infermieri, tecnici informatici e operai specializzati. Solo per parlare dei primi, secondo i dati nel 2012 sono stati 22mila i nuovi lavorati richiesti dalle strutture ospedaliere. Il problema in questo caso è legato per prima cosa, al sistema universitario italiano che ogni anno accetta solo 16mila nuovi iscritti alla laurea in scienze infermieristiche e alla poca attrattiva del lavoro stesso. Per questi motivi in molti ospedali italiani nel 2012 si è fatto ricorso a personale straniero per sopperire alla mancanza di lavoratori.

Disoccupazione volontaria e involontaria

Il tasso di disoccupazione in Italia è elevato, tra i più alti in Europa e colpisce soprattutto i giovani nella fascia che va dai 15 ai 25 anni.

Quando parliamo però di mercato del lavoro e disoccupazione, per avere un quadro il più possibile attinente alla situazione reale, è necessario fare una distinzione. Di norma infatti si distingue la disoccupazione involontaria da quella cosiddetta volontaria:

  • per disoccupazione involontaria s’intende la mancanza di lavoro retribuito dovuto a cause non legate alla volontà del singolo lavoratore che sta cercando un impiego.
  • la disoccupazione volontaria invece, è la mancanza del lavoro dovuta alla decisione dell’individuo di non accettare forme di lavoro considerate inadeguate alla proprie condizioni sociali, fisiche o intellettuali, oppure a causa del salario ritenuto troppo basso in relazione al lavoro richiesto.

Secondo i dati dell’Istat e dell’Eurostat l’Italia ha il numero più alto in Europa di giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non studiano. I cosiddetti Neet hanno toccato nel 2013 la cifra di 2 milioni e 250 mila, pari al 23,9% del totale. Dal 2008 la disoccupazione giovanile è aumentata di 10 punti percentuali e a pagare maggiormente la crisi del mondo lavoro sono i giovani con titolo di studio più basso, soprattutto coloro che si fermano alla licenza media. Così 1 giovane su 4 interrompe gli studi e non lavora restando in casa con la famiglia; intanto 150mila impieghi restano senza lavoratori.

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