Lavorare part time: quanto incide sulla pensione?

Stefania Manservigi

4 Marzo 2016 - 11:12

Lavorare part time non incide sull’allungamento dell’età pensionabile, ma può comportare una penalizzazione sull’importo di pensione percepito. Vediamo quanto e come incide.

Lavorare part time: quanto incide sulla pensione?

Lavorare part time può comportare un allungamento dell’età pensionabile?
E’ la domanda che molti lavoratori che svolgono attività professionale con un contratto di lavoro part time si domandano, soprattutto se hanno iniziato a lavorare dopo il 1995 e rientrano quindi nel sistema contributivo.
Nonostante quello che si pensi, a fini del conseguimento del diritto alle prestazioni previdenziali, un anno di lavoro part time vale come un anno di lavoro full time.
L’unica conseguenza che può avere lo svolgimento di attività lavorativa part time è quella di incidere sull’importo dell’assegno di pensione percepito in quanto il lavoratore part time, percependo una retribuzione inferiore, percepirà anche una pensione minore.

Pensione: il part time non aumenta l’età pensionabile
Il lavoro part time, dunque, non aumenta l’età pensionabile.
Per quanto riguarda il diritto alla pensione, infatti, le settimane, i mesi e gli anni di lavoro svolti in part-time vengono conteggiati alla stessa maniera dello stesso periodo di tempo di un lavoro a tempo pieno.
Tuttavia condizione affinché ciò avvenga è che venga rispettato il minimale Inps per il lavoro dipendente che nel 2016 risulta essere superiore di poco ai 10mila euro.

Pensione: il lavoro part time incide sulla misura della prestazione
Il lavoro part time, pur non incidendo sull’aumento dell’età pensionabile, incide sulla misura della prestazione previdenziale percepita dal soggetto interessato.
Innanzitutto occorre distinguere se la pensione viene calcolata con il metodo contributivo oppure con il metodo retributivo, tenendo comunque conto che tutti i lavoratori per effetto della Legge Fornero hanno una parte di pensione calcolata con il sistema contributivo.
Il passaggio al sistema contributivo è ciò che risulta penalizzante soprattutto per i lavoratori part time, dipendendo l’accantonamento dei contributi versati ai fini pensionistici esclusivamente dalla retribuzione percepita, che sarà ovviamente inferiore a quella che si percepirebbe svolgendo un lavoro full time.
Ricordiamo infatti che il metodo contributivo consiste nel calcolo della pensione che si ottiene moltiplicando il montante contributivo individuale per il coefficiente di trasformazione.

Pensione: contratto di lavoro part time e sistema contributivo
I problemi maggiori sorgono per coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995 e rientrano quindi nel sistema contributivo puro.
In base a questo sistema, infatti, per poter accedere alla pensione di vecchiaia occorre che l’assegno pensionistico superi un certo importo che è fissato ad un valore pari a 1,5 volte quello dell’assegno sociale e cioè circa a 650 euro al mese.
La difficoltà nel raggiungimento di tale importo potrebbe provocare lo slittamento dell’uscita dal lavoro, che comunque avverrebbe a 70 anni indipendentemente dall’importo percepito.

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