La Slovenia non farà la fine di Cipro. Ecco come il Paese si salverà

Erika Di Dio

15 Maggio 2013 - 14:44

La Slovenia non farà la fine di Cipro. Ecco come il Paese si salverà

Alenka Bratusek, capo del governo di Lubiana, ha concesso un’intervista a Repubblica, nella quale ha spiegato che il suo paese non farà la stessa fine di Cipro, ma che invece sarà in grado di salvarsi da solo.

Il primo ministro sa che ciò comporterà scelte difficili e coraggiose non solo per stessa ma per l’intera Unione Europea, alla quale manda un messaggio, "Non vogliamo la troika perché noi sappiamo cosa serve al nostro paese per uscire dalla crisi. Bisogna bilanciare austerità e crescita per garantirci un futuro sereno".

Riportiamo alcune delle risposte fornite dal ministro sloveno racchiuse in argomenti chiave.

Crisi in Slovenia

La crisi slovena è stata una sorpresa per molti. Il Paese ha sempre avuto una reputazione da primo della classe, nell’ex Jugoslavia e all’Est in genere. Che cosa è successo?

La Slovenia è e può contare di restare una delle migliori economie d’Europa. Ma è vero che in passato sono stati commessi alcuni errori.

Per esempio l’ultima riforma fiscale. Quando la riduzione delle imposte sui redditi non è stata compensata né dall’introduzione di altre tasse né da tagli della spesa pubblica. Finché l’economia andava al meglio, non era un problema, ma da quando la crisi economica è cominciata il paese è stato colpito duramente. Per questo credo che misure economiche devono sempre tenere conto di entrate e uscite nel bilancio. E comunque adesso non c’è tempo per compensare gli anni perduti. Oggi cominciamo da zero o da oggi se preferisce, guardando avanti. E pensando a entrambi gli aspetti del bilancio, entrate e uscite.

In molti paesi dell’Eurozona, dalla Spagna all’Italia, tagli alla spesa pubblica e più tasse hanno avuto come conseguenza negativa recessione e quindi crescita del debito in rapporto al Pil. Come affronterete questo problema?

Il nostro debito pubblico è ben al di sotto della media europea: è al 54,1 del prodotto interno lordo. Siamo coscienti che questa stabilizzazione dei "bad debts" aumenterà a breve il nostro debito, fino a poco sopra il 70 per cento, ma con le privatizazioni possiamo ritornare giù attorno al 54-55 per cento del pil. Ora è molto importante adottare il giusto mix di misure. Il consolidamento non può essere un programma a corto termine, deve funzionare nel lungo periodo.

Slovenia come Cipro?

Certi commenti da Bruxelles che paragonano la Slovenia a Cipro non sono un grande aiuto, che ne dice lei?

La crisi di Cipro non è stata di beneficio per nessun paese della Ue. La Slovenia non è simile a Cipro, il nostro sistema bancario è significativamente più piccolo, a Cipro conta per l’800 per cento del Pil, da noi circa 130 per cento, sotto la media europea. Noi abbiamo una moderna base industriale, noi non possiamo essere messi nello stesso paniere o cesto con Cipro. Quanto alla solidarietà tra paesi della Ue, bisgona raggiungere un compromesso tra Sud e Nord. E’ comprensibile che il Nord non possa assistere e aiutare all’infinito altri paesi, eppure è necessario che al Nord tutti capiscano che noi abbiamo bisogno di più tempo per risolvere da soli i nostri problemi. Se questo ci sarà concesso non avremo bisogno di assistenza.

Pericolo estremismi

Tensioni sociali e proteste sono comuni a moltissimi paesi dell’Eurozona. Quanto è grande questo rischio di trend per la Slovenia?

La Slovenia deve fare quanto altri paesi hanno già fatto. Quanto a fiducia o sfiducia nella Ue, io dico che è il nostro futuro comune, sono convinta di ciò per il mio paese. Ma qualcosa va fatto da noi stessi e per noi stessi, dobbiamo agire e risanare da soli, non a causa di consigli di altri, Commissione europea o chiunque altro che sia. Noi qui stiamo lavorando al risanamento per noi stessi, vogliamo una Slovenia sostenibile a lungo termine. Un futuro senza debiti crescenti all’infinito per i nostri figli. Prenda a esempio i paesi scandinavi: alte tasse, ma un welfare eccellente e alta competitività.

Il suo paese è profondamente mitteleuropeo e civile, ma in molti altri paesi europei - dalla Francia con Marine le Pen all’Ungheria con Viktor Orbàn, dalla Grecia con Alba dorata e Syriza a tendenze estremiste persino in Italia - sembra che la crisi nutra e rafforzi estremisti antidemocratici di ogni tipo. Quanto è grande questo pericolo europeo secondo lei?

La storia ci insegna che ogni crisi economica può essere levatrice di altre crisi e di altri veleni in Europa. Io sono convinta che insieme saremo capaci, noi europei, di far fronte a questa ostilità e a questi estremismi, questo è oggi il compito dei politici nelle democrazie, nel mondo libero: dire e spiegare alla gente perché alcune misure sono urgenti e da varare, e per questo al tempo stesso è importante che le misure non siano così radicali, così che la gente sia pronta ad accettarle e vederle come parte della propria vita a lungo termine. Io credo con forza che saremo capaci di preservare l’Europa come una costruzione politica sana, che sarà capace di avere la meglio su tutti gli estremisti dell’una o dell’altra parte.

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