Confutazione dello scenario macroeconomico del Governo da parte del Consiglio d’Europa.
Il recente parere espresso dal Consiglio dell’Unione Europea, sul programma di stabilità 2014, valuta lo scenario macroeconomico, sul quale si fondano le proiezioni di bilancio del programma, come ottimistico. Gli obiettivi di bilancio dipendono totalmente, dal realismo della previsione.
Certamente ampi sono i margini d’incertezza perché bisogna tenere conto di variabili esterne come il tasso di cambio e la struttura dei tassi d’interesse e nessuno chiede che siano manifestate capacità profetiche, ma comunque deve sussistere un grado di coerenza rispetto allo scenario ipotizzato. In tale ambito appare fondata e plausibile la classificazione espressa dal Consiglio UE nei confronti dell’Italia.
La spesa per interessi sul debito sovrano varia tra il 5,2% del corrente anno e il 4,9% del 2017, che implicano tassi d’interesse sui bond del 3,5% e spread a 100 punti base. Ipotesi plausibile sulla base del taglio odierno di 10 punti operato dalla BCE, ma sussistono variabili negative come il rallentamento delle economie emergenti, la deflazione, che continua ad operare, e l’interrogativo sul tasso di cambio, che incide sulle esportazioni; oltre a incertezze connesse agli asset quality review della Bce e successivamente gli stress test di Eba sulle banche.
Su tali aspetti non si rilevano tracce nel documento triennale di programmazione economica del Governo. Appare evidente la discrasia, al limite della contraddizione, tra una previsione di decrescita degli interessi tipica dello scenario di bassa espansione del PIL e i rischi deflativi con ipotesi ottimistiche sulla economia italiana che recupererebbe in maniera significativa.
L’attendibilità delle predizioni e quindi dell’affidabilità di un Esecutivo, in recupero d’immagine internazionale, può essere inficiato sia dalla sovrastima dello sviluppo economico che dalla sottostima della spesa per interessi.
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