I leader della nuova coalizione al governo dell’Islanda intendono rimandare qualsiasi considerazione relativa all’adesione con l’Unione Europea almeno fino a quando, entro i prossimi 4 anni, non sarà messa a referendum la scelta di portare avanti i negoziati.
In Islanda, tornano al potere le forze politiche che avevano perso popolarità con lo scoppio della crisi economica del 2008. Ad un mese di distanza dalle elezioni che hanno visto sconfitto il partito Social Democratico, questo mercoledì è stata finalmente ufficializzata la nuova formazione di governo tra il Partito Progressista Islandese e il Partito per l’Indipendenza.
Sebbene il supporto per il i progressisti e gli indipendentisti sia stato ampiamente motivato dalle promesse di riduzione delle tasse e altre forme di alleggerimento fiscale per i cittadini, il risultato delle elezioni porta con sé un forte sentimento nazionalista. Sotto il governo del partito Social Democratico, infatti, era forte la spinta all’adesione all’Unione Europea e all’Euro. La vittoria dei partiti che formano il nuovo governo segnala un futuro più "isolato" per la nazione.
Tramite un portavoce, il nuovo primo ministro islandese, Sigmundur David Gunnlaugsson, fa sapere che "non è stato fissato alcun termine per il referendum, se non che si svolgerà entro i prossimi quattro anni".
L’Europa? Può aspettare
Gunnlaugsson, progressista, è il protagonista dell’accordo che mette in pausa le trattative di adesione con l’Unione Europea per comprenderne lo stato attuale, gli sviluppi e portare l’argomento in Parlamento.
Dato il disaccordo col quale molti cittadini islandesi vivono la prospettiva di un futuro in Europa, il referendum richiederà del tempo prima che sia indetto. Nel frattempo, la coalizione di Gunnlaugsson lavorerà a delle politiche che accelerino la crescita economica. L’Europa è stata messa in pausa.
| Fonte: Wall Street Journal |
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