Accordi di Shengen in pericolo: anche Svezia e Danimarca hanno chiuso le frontiere. Intanto, l’Unione Europea spinge per una situazione condivisa. Cosa sono gli accordi di Shengen?
Immigrazione, accordi di Shengen in pericolo?
Continua ad aumentare il numero dei Paesi che, allarmati dall’aumento dei flussi migratori, hanno istituito nuovi controlli alla frontiera sospendendo temporaneamente gli accordi di Shengen. Sono già sei i paesi europei che hanno sospeso gli accordi di Shengen reintroducendo i controlli alle frontiere: Norvegia, Svezia, Austria, Germania, Danimarca e Francia.
Nonostante la sospensione degli accordi di Shengen sia solamente temporanea, i vertici dell’Unione Europea cominciano a essere preoccupati da questa situazione, perché temono per le sorti dei principi della libertà di circolazione.
Cosa sono gli accordi di Shengen?
Nel 1985, un gruppo di governi europei ha raggiunto un accordo per la libera circolazione nello spazio di Shengen, un’area delimitata di cui fanno parte i paesi firmatari dell’accordo. Già dal 1996 ci fu la prima soppressione dei controlli alle frontiere, a cui presero parte paesi come il Belgio, la Germania, la Spagna, la Francia, il Lussemburgo Paesi Bassi e il Portogallo.
Attualmente, lo spazio Schengen è composto da 26 paesi, di cui non fanno parte Bulgaria, Cipro, Croazia, Romania, Irlanda e Regno Unito. Inoltre, tra questi 26 paesi che ne sono quattro che non fanno parte dell’Unione Europea (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera).
Quindi, all’interno dello spazio di Shengen i cittadini dell’Unione Europea e di altri paesi terzi possono circolare liberamente senza essere soggetti al controllo nelle dogane.
Dopo vent’anni, però, alcuni paesi hanno deciso di reintrodurre i controlli alle frontiere, spinti dall’aumento dei flussi migratori e dal pericolo terrorismo. Al momento, secondo i vertici dell’Unione Europea, non ci sarebbe da temere per il futuro degli accordi di Shengen in quanto la possibilità di sospenderli temporaneamente è prevista dal trattato stesso.
Tuttavia, dietro alle comunicazioni di facciata si nasconde una preoccupazione condivisa, poiché c’è la concreta possibilità che sempre più paesi decidano di chiudere le loro frontiere.
Accordi di Shengen: perché chiudere le frontiere?
In questi giorni, anche la Svezia ha deciso di reintrodurre i controlli alla frontiera. Nel dettaglio, tutti i viaggiatori in arrivo dalla Danimarca dovranno presentare un documento d’identità; questa ordinanza si applica al traffico aereo, bus e traghetto.
La nuova ordinanza ha recato dei disagi a tutti quei lavoratori e studenti che ogni giorno si spostano tra Copenhagen e Malmoe, in quanto sono stati soppressi i treni diretti tra le due città.
Anche la Danimarca ha adottato la stessa politica reintroducendo i controlli al confine con la Germania. Questi due paesi si vanno ad aggiungere ad Austria, Germania, Francia e Norvegia, che già da qualche mese hanno scelto di chiudere le loro frontiere.
Perché sospendere temporaneamente gli accordi di Shengen? Secondo questi paesi, l’aumento dei flussi migratori in Europa comporterebbe un serio rischio per l’ordine pubblico e la sicurezza interna. Infatti, la guerra in Siria e le numerose tensioni presenti nel mondo arabo hanno portato ad un aumento ingente dei flussi migratori e le politiche di contenimento e di controllo decise dall’Unione Europea non hanno dato i risultati sperati.
Per questo motivo, alcuni Stati hanno scelto di agire personalmente per limitare i flussi migratori (la Svezia nell’ultimo anno ha ricevuto oltre 160 mila richieste di asilo) sospendendo temporaneamente gli accordi di Shengen.
Lo stesso portavoce del Ministero degli esteri tedesco Seibert conferma che gli accordi di Shengen sono in pericolo a causa del flusso di profughi e ha richiesto una soluzione europea al problema.
Accordi di Shengen: l’Unione Europea vuole una soluzione condivisa
Nonostante i vertici europei apparentemente non si dicono preoccupati da questa situazione, in realtà c’è il timore condiviso che la situazione concernente agli accordi di Shengen precipiti in fretta. Infatti, nel breve periodo potrebbe aumentare il numero dei paesi che decide di chiudere le frontiere e questo potrebbe portare a una sospensione definitiva degli accordi di Shengen.
Il presidente Juncker, a tal proposito, dichiara che l’Unione Europea farà di tutto per difendere Shengen, rendendo più forti i “principi che esso rappresenta”.
Juncker ha dichiarato che questa situazione andrebbe risolta insieme, ma al momento non crede che “la solidarietà abbia la forza di prevalere”. Infatti, bisogna che i governi dei Paesi agiscano in simbiosi, senza chiudersi ad una soluzione interna che non farà altro che peggiorare la situazione. Per rendere efficace l’accordo di Shengen è necessario che i governi agiscano comunemente su tre elementi:
- rendere efficaci i controlli all’accesso dei migranti;
- redistribuzione di chi arriva e di chi ha diritto a restare;
- allontanamento istantaneo di coloro considerati illegali.
Se non si troverà una soluzione condivisa rispetto a questi tre elementi c’è il rischio concreto che l’accordo di Shengen possa saltare. Una circostanza che, al momento, non sembra così remota.
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