Remunerazione quote di Banca d’Italia detenute dalle banche con incremento di 310 milioni di euro a seguito ricapitalizzazione scorso dicembre.
Un aiuto di Stato sul quale né la Direzione Generale Concorrenza e neanche il Comissario alla Concorrenza intendono indagare. L’indagato? La Banca d’Italia. Lo scorso anno la Banca d’Italia remunerò i detentori delle sue azioni con 70 milioni di euro. Dalla Relazione del Governatore rileviamo che in conto 2013 e a seguito della riforma Letta con la rivalutazione del capitale sociale da 156 mila euro a 7,5 mld le banche azioniste si divideranno 380 milioni ovvero 310 milioni in più.
Considerati i singolari accadimenti che hanno connotato la riforma imposta dal Governo Letta questo appare come il terzo regalo. I singolari accadimenti? I saggi nominati da Letta indicarono un intervallo di rivalutazione delle quote detenute dalle banche variabile tra 5 e 7,5 miliardi di euro. Perché il legislatore ha scelto la quota superiore di rivalutazione? Giacché il valore delle quote è legato ai dividendi futuri, ne discende che le politiche future di remunerazioni non possono che essere di estrema generosità.
Infatti i 380 milioni di euro corrispondono a un rendimento del 5% del capitale rivalutato. Considerato che il dividendo massimo è pari al 6% del capitale rivalutato, quindi 450 milioni di euro, appare un vero trasferimento di risorse dal Tesoro alle banche azioniste e una pura follia la remunerazione per un investimento (le quote detenute dalle Banche ) di un secolo fa e a rischio zero.
Infatti, la crescita del patrimonio (capitale più riserve) della Banca d’Italia che ammontava a 23 miliardi nel 2012 è frutto del monopolio nell’emissione di moneta e quindi di proprietà del Tesoro e sulla cui crescita le banche azioniste non hanno svolto alcun ruolo.
Infine la Bce nelle osservazioni di dicembre scorso sulla ricapitalizzazione della Banca d’Italia: “le quote devono essere registrate nei conti patrimoniali degli azionisti nel comparto delle attività finanziarie detenute per la negoziazione al valore precedente l’operazione".
La conseguenza? La plusvalenza concorre a determinare una maggiore patrimonializzazione (patrimonio di classe 1 o Tier 1), delle Banche proprio quando Bce e Eba li sottopongono a stress test. A tacere infine sull’aperta partita dell’obbligo di trasferimento delle quote che eccedono il 3% di partecipazione.
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