Il Rapporto annuale dell’Istat che fotografa la situazione del 2013 oltre ad illustrare gli effetti economici e sociali della crisi economica che stiamo attraversando ha messo in evidenza la riduzione del potere d’acquisto delle famiglie e i comportamenti di consumo e di risparmio.
Se nel 2013 è tornata ad aumentare la propensione al risparmio che è stata del 9,8% dopo il minimo storico dell’8,4% del 2012 per la prima volta da quando è iniziata la crisi la riduzione dei consumi è stata maggiore di quella del reddito.
C’è poco da fare dopo qualche anno di contrazione dei redditi reali e probabilmente in seguito al diffondersi della percezione che la crisi non era conclusa le famiglie hanno smesso di finanziare la spesa contraendo il risparmio.
Chiaramente il rapporto tra consumi e redditi oggi sono su livelli più contenuti e maggiormente in linea con la situazione prevalente negli altri paesi. Si tenga conto che nella prima fase della recessione le famiglie con forti vincoli di bilancio avevano iniziato a contrarre i propri livelli di spesa, nel 2012 invece la spesa si era ridotta anche per i nuclei con livelli di spesa più elevati. Comunque tra il 2007 e il 2012 solo le famiglie di “ritirati dal lavoro” che non sono solo i pensionati hanno conservato livelli medi di consumo mensile positivi.
Nel 2011 e nel 2012 si è ridotta la spesa delle famiglie di lavoratori autonomi e di operai, specie di quelle monoreddito e con un elevato numero di componenti. Nel 2012 si è anche registrato il primo importante calo della spesa per le famiglie del Nord dopo che negli anni precedenti i cali più marcati avevano riguardato le famiglie del sud.
Il capitolo 4 “le tendenze demografiche e trasformazioni sociali - nuove sfide per il sistema di welfare” presenta la situazione economica delle famiglie. Molte famiglie che fino al 2011 avevano utilizzato i risparmi accumulati o avevano risparmiato meno (la propensione al risparmio è scesa dal 15,5% del 2007 al 12% del 2011) hanno ridotto i propri livelli di consumo nel 2012 per mantenere i loro standard. La contrazione dei livelli di consumo si è verificata nonostante l’ulteriore diminuzione della propensione al risparmio (pari al 11,5%) e il crescente ricorso all’indebitamento (nel 2012, le famiglie indebitate superano quota 7%).
Gran parte delle famiglie ha un solo percettore di reddito. La fase di crisi economica ha mutato la struttura del reddito familiare: nel 2011, il 45,1% delle famiglie ha avuto al suo interno un solo percettore di reddito (42,4% nel 2007) mentre il 41,2% ne ha avuto due e il 12,8% tre o più.
I trattamenti pensionistici concorrono e più che in passato a determinare le condizioni economiche delle famiglie. Tra il 2007 e il 2011 è aumentato anche il contributo al reddito familiare di ogni singolo pensionato pari in media al 43% (due punti percentuali in più). La spiegazione sta nel fatto che nelle famiglie con l’aumento dei licenziamenti o di cassintegrati i pensionati contribuiscono maggiormente al reddito complessivo delle famiglie.
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