Il Governo, come dalla sera del 31 agosto scorso è noto, vestendo i panni del legislatore pro tempore che la Costituzione gli assegna grazie alla decretazione con forza di legge, ha innovato radicalmente la tanto discussa disciplina sulla tassazione immobiliare.
Nella puntuale analisi del provvedimento, già ampiamente affrontata dai commentatori, preme però sottolineare l’aspetto della responsabilità d’azione politica e di indirizzo che, nel caso di specie, viene scaricata sulle amministrazioni locali.
Gli enti locali, per la loro stessa concezione, sono molto diversi sia in termini di efficienza gestione che di apparato organizzativo. È quindi da rilevarsi come l’innovazione fiscale che il D.L. 102/2013 ha introdotto nel sistema deve trovare attuazione non già in sede di esecuzione del provvedimento, competenza prettamente governativa, quanto nell’approvazione di specifico substrato normativo locale, travasando così le proprie responsabilità politiche e di indirizzo ad altri soggetti istituzionali ed evitando di esporsi al sindacato ispettivo parlamentare, se non per ciò che attiene allo stesso decreto legge, che sarà comunque esaminato dalle camere appena incardinato in sede di conversione, avendo il Presidente della repubblica firmato, contestualmente al D.L. 102/2013, l’atto autorizzativo per la presentazione della legge di conversione, così come previsto dalle norme costituzionali.
Emergono dunque perplessità sulle modalità attuative, in ordine anche alle problematiche che comuni molto piccoli, spesso sotto organico, risentono addirittura della mancanza di competenze professionali adatte a tale e complesso procedimento di attuazione regolamentare.
Il prezzo del "travaso di responsabilità politiche", vista la non affrontabilità in sede parlamentare del dibattito e il recente scontro extra parlamentare, che si era acuito al punto da ingenerare i timori di una crisi di governo, sarà certamente quello del rischio che scattino quelle "clausole di salvaguardia" che, prudenzialmente inserite nelle more del decreto anche visto il controllo unionista sui bilanci, causeranno certamente un aumento, più indiretto che diretto, della pressione fiscale, che già, per usare un eufemismo, non è certo bassa.
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