Grillo-Bersani? Italia confusa, ma 7 su 10 vorrebbero alleanza

Daniele Sforza

1 Marzo 2013 - 12:57

Grillo-Bersani? Italia confusa, ma 7 su 10 vorrebbero alleanza

L’uno ha dato all’altro del fascista. L’altro lo ha chiamato morto che parla. Tanto per fare due esempi. Grillo e Bersani. Due opposti, che non si attraggono. Agli antipodi, per ora. La campagna elettorale di Beppe Grillo, risultata la più (con)vincente secondo una buona parte degli elettori, si è basata anche sugli attacchi al PD e al suo leader. Eppure adesso l’Italia è ingovernabile e si parla di fiducia. Con nervosismo. Gli italiani sono preoccupati.

7 italiani su 10 vorrebbero l’alleanza Grillo-Bersani

In base a quanto riporta un sondaggio condotto dall’istituto Swg per Agorà, il 73% non è soddisfatto dell’esito ellettorale. Il 63% pensa che l’unico vincitore sia stato il Movimento 5 Stelle, mentre il 20% circa è convinto che in realtà non ci sia stato nessun vincitore. Il 72% degli elettori di centrosinistra e il 66% degli elettori del Movimento 5 Stelle hanno radicata la convinzione che l’unica soluzione per uscire dal momento delicato che il Paese sta vivendo consista in un’alleanza e in un governo da gestire assieme.

Da questo bacino di alleanze è escluso il Pdl, non voluto da nessuno. E’ Beppe Grillo il vero pericolo. E’ con lui che si dovrà fare il governissimo. Anche se il 39% degli italiani ritiene che il capo dello Stato debba consegnare a Pierluigi Bersani le redini del nuovo governo. Più di quel 18% convinto che al posto di Bersani ci debba essere Grillo. Il doppio rispetto al quel 9% che vorrebbe Berlusconi alla guida del nuovo governo. Meno di quell’11% di italiani che auspicano un nuovo governo tecnico (ma solo il 6% rivedrebbe bene Monti alla guida).

Italia ancora confusa

Sembra di essere tornati in tempi pre-elettorali, quando i sondaggi sfornavano le percentuali relative alle intenzioni di voto. Invece siamo nel dopo-elezioni, nello scenario peggiore possibile, quello in cui domina l’incertezza. La mancanza di un capo si fa sentire, l’assenza di prospettive è deleteria, i conflitti interni sono pronti a esplodere. Non c’è aria di rivoluzione in Italia: niente botte e sangue. Qualcuno ha ribadito che, rispetto ad altri Paesi, la protesta italiana è avvenuta sulla rete e nelle piazze, senza spargimenti di sangue. Il Paese si spacca, vorrebbe ma non vorrebbe. "Io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono", sembra di risentire nelle orecchie il motivetto di Gaber.

I sondaggi, tuttavia, parlano chiaro: il Paese è ancora confuso, la maggioranza se ne lava le mani, l’Europa (la Germania) è un dobermann che ci ringhia contro. Incredibilmente, sul banco degli imputati, attualmente, ci sono la coerenza e l’onestà, dell’uno e dell’altro partito. Forse è questa ventata di novità che manda in confusione l’opinione pubblica. L’eterna consequenzialità tra compromessi e bene comune. Comunque vada sarà un insuccesso, con polemiche. In pieno italian style.

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