Green: in Italia è boom di investimenti solo grazie ai fondi esteri

Sofia Fraschini

14 Febbraio 2022 - 18:00

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Fondi e assicurazioni internazionali stanno entrando nel capitale delle newco verdi per valorizzare i nuovi business. Tabarelli (Nomisma Energia): “I capitali italiani sono ingessati, le risorse dall’estero sono un bene”.

Green: in Italia è boom di investimenti solo grazie ai fondi esteri

Il green italiano sta attirando i miliardi dei grandi investitori esteri, in particolare francesi: in testa i fondi di investimento. In fila per entrare nel capitale delle eccellenze verdi italiane ci sono anche assicurazioni e i cosiddetti “istituzionali” pronti a sottoscrivere miliardi con le tante IPO di settore attese nel 2022.

Il green deal italiano – commenta il presidente di Nomisma Energia Davide Tabarelli a Money.it - attira investitori perché l’Italia è il Paese del sole e quello che punta di più sulle rinnovabili e dove i prezzi dell’elettricità sono i più alti. Certo non mancano i rischi legati alla burocrazia e ai tempi delle autorizzazioni, nonché alle resistenze locali. Per questo è un bene che i capitali stiano arrivando in Italia”.

Una scommessa da cogliere al volo. Ma anche una necessità delle aziende “madri”, tipicamente le utility, di valorizzare i propri asset per moltiplicarne la potenza di fuoco e competere su un mercato affollatissimo.
A2A, Edison, Iren, Eni, Snam, Alerion, Acea, Enel le squadre in campo. Ardian, Crédit Agricole, Macquaire, Equitix alcuni dei giocatori entrati in partita con l’ultima “campagna acquisti”. Molti, poi, gli altri attori del private equity che hanno gli occhi puntati sul business verde italiano e aspettano le IPO programmate di Plenitude (gruppo Eni), De Nora (gruppo Snam) e delle colonnine elettriche di Enel.

La quotazione di Plenitude, ha spiegato l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, «è un caposaldo della nostra strategia di decarbonizzazione e un passaggio fondamentale della trasformazione in atto di Eni. La nuova società attirerà nuovo capitale, libererà valore e accelererà la transizione energetica».

Italia-Francia: stanno arrivando i grandi capitali

Partendo dall’interesse francese, favorito in questo momento dall’asse politico tra il premier italiano Mario Draghi e il presidente francese Emmanuel Macron, in dicembre Edison ha annunciato di avere aperto il capitale di Edison Renewables al Crédit Agricole. Il gruppo francese ha puntato 1 miliardo per il 49% della società italiana e contribuirà a incrementare la potenza eolica e fotovoltaica installata a 4 GW, entro il 2030, per un’azienda che detiene oggi asset rinnovabili per una capacità complessiva di 1,1 GW, di cui circa 1.000 MW eolici distribuiti nelle zone d’Italia a più alta ventosità.

Quanto conteranno i francesi? Edison, che ha base a Milano, si è affrettata a spiegare che non si tratta di un disimpegno dall’energia rinnovabile: il gruppo assicura che manterrà il pieno controllo industriale e di governance della sua controllata e ne guiderà lo sviluppo nelle rinnovabili in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione.

Analoga l’operazione che da mesi sta mettendo a punto Ardian, società di investimento con sede a Parigi che investirà con A2A fino a 1,5 miliardi di euro per cassa in una newco green nella quale conferirà asset della Powergeneration (impianti idroelettrici, CCGT, Wind e Solar), progetti nell’idrogeno oltre al 51% della società che controlla i clienti. La trattativa e i termini dell’accordo sono stati estesi fino al 31 marzo e se tutto dovesse andare secondo i piani, l’operazione permetterebbe alla multiutility di accelerare il finanziamento del piano industriale.

Italia-Francia si gioca poi anche in casa Acea, la multiutility romana. Il gruppo guidato da Giuseppe Gola ha stretto un’alleanza con il socio Suez per dare vita a una società per la progettazione di un sistema evoluto di misurazione intelligente per il servizio idrico.

Sarà inoltre istituita un’altra società di diritto italiano, con capitale inizialmente detenuto al 65% da Acea e al 35% da Suez deputata ad avviare la commercializzazione del prodotto sul mercato italiano captive di Acea, indicativamente entro il primo semestre 2023, nonché una società di diritto fra francese detenuta al 65% da Acea deputata ad avviare la commercializzazione del prodotto sul mercato italiano aperto e sul mercato internazionale, entro il secondo semestre del 2024. Sempre Acea, poi, ha stretto un’intesa con il fondo infrastrutturale inglese Equitix per cedere il 60% di una newco che controllerà una capacità solare di 105 MW. Acea manterrà la gestione degli impianti e ritirerà l’energia prodotta sulla base di contratti Ppa.

Grande attenzione per le IPO del 2022

Un forte interesse, dunque, che è anche un segnale per le IPO attese nel 2022 che dovrebbero essere un successo e attirare sottoscrittori “di peso”.
Oltre a Eni, che conservando una quota di maggioranza in Plenitude dovrebbe avere un flottante in Borsa attorno al 20-30% del capitale, nell’anno sarà la volta di De Nora (del gruppo Snam) valorizzare l’idrogeno verde a Piazza Affari e Enel che punta a quotare il business delle colonnine elettriche. Sarà ancora tempo di shopping per i fondi esteri?

I capitali italiani sono ingessati – spiega Tabarelli – e più difficilmente puntano su una realtà a rischio medio alto come quella italiana, per questo c’è grande spazio per i più coraggiosi fondi esteri”. Un tema quello dei capitali nostrani e del loro coinvolgimento sulle eccellenze e i settori strategici del Paese che dovrebbe essere al centro della strategia di governo per convogliare risorse sull’economia reale. Un tema aperto che, per ora, lascia mano libera “allo straniero”.

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