È la fine della gig economy come la conosciamo

Riccardo Lozzi

12 Aprile 2021 - 18:08

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Gli Stati europei e l’UE si preparano ad attivare nuove regole alle aziende per garantire maggiori diritti ai lavoratori della gig economy. Le conseguenze per le società e i consumatori.

È la fine della gig economy come la conosciamo

Dopo anni di crescita inarrestabile, le aziende della gig economy rischiano di trovarsi ad affrontare una rivoluzione nel prossimo futuro, almeno per quanto riguarda la loro presenza in Europa.

Nel vecchio continente si sta facendo spazio sempre di più una maggiore regolamentazione, sia da parte delle autorità nazionali che dell’Unione Europea, per questo settore nato nell’ultimo decennio e guidato dall’imperativo della flessibilità.

In Italia, ad esempio, a fine marzo si è assistito all’accordo tra Just Eat e i sindacati volto all’inserimento dei rider all’interno del CCNL Logistica. Oltre a quest’intesa siglata dal colosso del delivery nel nostro Paese, si sono registrate anche in Regno Unito e Spagna due importanti novità per il comparto.

Questa serie di norme potrebbe avere un forte impatto non solo sulle società operanti nel settore, ma anche sui consumatori, i quali si potrebbero trovare a dover affrontare maggiori spese per servizi del genere.

Gig economy, nuove regole in Europa

La Corte Suprema inglese, lo scorso febbraio, ha costretto Uber a classificare 70 mila autisti come lavoratori, anche se non propriamente dipendenti, con maggiori tutele come salario minimo, ferie e contributi pensionistici.

Il Parlamento di Madrid, invece, si sta preparando a introdurre una serie di misure in grado di trasformare i gig workers in lavoratori subordinati, con tutti i vantaggi che ne deriverebbero.

Anche la Commissione Europea è allo studio per applicare delle direttive che aumentino le tutele in questo campo, soprattutto in termini di status e diritti.

Le conseguenze sulle aziende

Per quanto riguarda le società coinvolte, nei giorni scorsi si è osservato un primo effetto su una delle più importanti a livello globale: Deliveroo in occasione dell’Ipo sulla Borsa di Londra ha registrato un crollo del 30% sul prezzo di collocamento.

Ad incidere in maniera significativa sulla performance negativa sarebbe stata proprio la fibrillazione nell’universo rider a cui si sta assistendo nell’ultimo periodo. Molti investitori, infatti, non si sentono sicuri nell’immobilizzare i propri fondi in uno scenario al momento troppo incerto.

Non ha certamente giocato a favore di Deliveroo la stessa sentenza della Corte Suprema del Regno Unito, anche se James Farrar, presidente del sindacato App Drivers and Couriers Union, ha affermato come questo sia solo l’inizio di una strada ancora lunga per i diritti dei lavoratori della gig economy.

L’aumento dei costi a carico del consumatori

Diverse aziende potrebbero decidere di giocare d’anticipo, mettendo in campo delle proprie proposte che riconoscano maggiori garanzie a rider, autisti, corrieri e altre figure impiegate.

L’adozione di queste nuove forme contrattuali potrebbe avere un impatto sul prezzo sostenuto dai consumatori - i quali però, come affermato da alcuni addetti ai lavori, sembrerebbero pronti ad accogliere favorevolmente l’aumento, in caso questo venga destinato ad accrescere i guadagni o nel garantire migliori condizioni agli stessi lavoratori.

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