Proprio ieri abbiamo parlato della nuova opportunità lavorativa offerta dalla Germania ai giovani disoccupati europei in cerca di lavoro; la prima a firmare è stata la Spagna ieri con un accordo con il quale la Germania si impegna a dare posti di lavoro o di apprendistato a circa 5.000 giovani spagnoli disoccupati ogni anno.
L’accordo riflette la crescente preoccupazione a Berlino e in altre capitali europee su una incombente crisi sociale in paesi come la Spagna, dove il tasso di disoccupazione giovanile è ora pari al 57 per cento. Ma evidenzia anche il bisogno crescente di lavoratori qualificati da parte della Germania.
La mossa fa parte di una più ampia spinta da parte dell’Europa per aumentare la mobilità del mercato del lavoro in un continente sfregiato dalla recessione, dove le barriere linguistiche e le differenze culturali rendono ancora più difficile per i lavoratori trovare posti di lavoro di fuori del loro paese d’origine.
Circa 1,8 milioni di spagnoli di età inferiore ai 30 non sono in grado di trovare un lavoro, il che porta gli analisti a sottolineare che l’offerta di 5.000 posti di lavoro e di formazione professionale in sé probabilmente non farà comunque una differenza significativa.
Accordo Spagna-Germania
Fátima Bañez, ministro spagnolo del lavoro, ha accolto l’accordo come "un grande passo in avanti per i giovani in Europa". La Bañez e Ursula von der Leyen, la sua controparte tedesca, hanno aggiunto in una dichiarazione congiunta che l’accordo sarebbe presto seguito da ulteriori misure per migliorare le prospettive di lavoro per i giovani di entrambi i paesi.
Il numero degli spagnoli in cerca di lavoro in Germania è aumentato considerevolmente negli ultimi anni, anche se rimane ristretto rispetto al numero complessivo di disoccupati in Spagna. Solo 43.548 lavoratori spagnoli sono stati registrati con il sistema di sicurezza sociale in Germania, alla fine dello scorso anno, al contrario, il numero totale dei disoccupati spagnoli si attesta a 6 milioni, su una popolazione totale di 47 milioni.
Marcel Jansen, un esperto del mercato del lavoro e professore di economia alla Università Autonoma di Madrid, ha detto che la soluzione alla crisi della disoccupazione spagnola si dovrebbe comunque trovare in casa. "L’emigrazione della manodopera deve essere l’ultima opzione. Dobbiamo fare uno sforzo massimo per fare funzionare il mercato del lavoro e creare posti di lavoro per i giovani qui. E dovremmo creare le condizioni per far sì che le imprese straniere vengano qui a creare lavoro".
Il prof Jansen ha poi aggiunto: "Apprezzo il fatto che altri paesi offrano queste possibilità ai disoccupati spagnoli. Ma questo è anche un segno che sta ad indicare che la Spagna non ha ancora intrapreso misure decisive per riformare il mercato del lavoro".
La Spagna deve fare di più
L’alto tasso di disoccupazione giovanile in Spagna è ampiamente visto come il sottoprodotto di una più ampia crisi del mercato del lavoro del paese, con la disoccupazione totale al di sopra del 27%.
Tuttavia, gli esperti del mercato del lavoro sottolineano che i giovani spagnoli devono affrontare una serie di problemi specifici - tra cui la mancanza di un ampio sistema di formazione professionale in stile tedesco per i giovani che lasciano prematuramente la scuola. Un altro ostacolo è la dualità del mercato del lavoro spagnolo, che discrimina nettamente tra lavoratori interinali e lavoratori con contratti a tempo. I giovani spagnoli che sono entrati nel mercato del lavoro recentemente hanno spesso trovato difficoltà a ottenere un contratto a tempo determinato, il che costringe molti di loro ad accettare una successione di posti di lavoro a breve termine, intervallati da periodi in cui giovano dell’indennità di disoccupazione.
Il governo del primo ministro Mariano Rajoy, ha attuato una riforma del mercato del lavoro l’anno scorso che ha abbassato il costo di licenziamento dei lavoratori. Ma i critici dicono che Madrid dovrebbe fare di più per incoraggiare la creazione di posti di lavoro, ad esempio mediante politiche attive del mercato del lavoro e con l’introduzione di un unico contratto di lavoro su tutti i livelli.
| Traduzione italiana a cura di Erika Di Dio. Fonte: Financial Times |
© RIPRODUZIONE RISERVATA