Germania, non è tutto oro quello che luccica. Fratzscher: un Paese in declino. La tesi dell’economista tedesco

Vittoria Patanè

24/09/2014

Uno dei principali economisti tedeschi alza il velo sulla situazione della Germania: crescita lenta, infrastrutture fatiscenti, niente più investimenti. Berlino "si sta sbriciolando", trasformandosi da modello a Paese in declino. Ecco la tesi del capo del DIW

Germania, non è tutto oro quello che luccica. Fratzscher: un Paese in declino. La tesi dell’economista tedesco

Ogni qual volta c’è da prendere una decisione politica, economica, finanziaria, sanitaria ecc. ecc. ci sentiamo dire sempre la stessa cosa: "prendere esempio dalla Germania".

La Germania è un modello per tutti, uno Stato in crescita, l’unico che è riuscito a uscire dalla crisi e chi più ne ha più ne metta. Ma a quanto pare la verità sarebbe ben diversa.

A pensarla così è Marcel Fratzscher, capo del German Institute for Economic Research, nonché consigliere economico del Governo.
Secondo l’economista, malgrado l’opinione comune guardi ai tedeschi come a un modello, la Germania sarebbe un Paese in declino in cui non si investe più, non si cresce più e dove il livello di benessere dei cittadini peggiora di anno in anno.

I dati riportati da Fratzscher non lasciano spazio a repliche: la Germania è cresciuta meno rispetto alla media dei paesi fin dall’inizio del nuovo millennio, La produttività è aumentata in maniera quasi insignificante, due lavoratori su tre hanno uno stipendio inferiore rispetto a quello che avevano nel 2000.

La grande illusione
Una Nazione dalle grandi contraddizioni quella descritta dal numero uno del DIW nel nuovo libro dal titolo emblematico "La grande illusione". Al suo interno Fratzscher condensa i risultati delle ricerche condotte dall’istituto da lui guidato sulle fondamenta dell’economia tedesca. Il quadro finale non è dei migliori:

Il paese sta percorrendo un sentiero in discesa e sta vivendo delle proprie riserve.

Investimenti
Uno dei più grandi problemi della Germania riguarda gli investimenti:

Secondo i calcoli del DIW (German Institute for Economic Research), tra il 1999 e il 2012 la discesa degli investimenti si quantifica in circa il 3% del PIL, percentuale che rappresenta il maggiore "divario degli investimenti" di tutta l’Europa. Riducendo il lasso di tempo agli anni 2010-2012, il divario sale al 3,7%.
L’economista sottolinea che Governo e imprese dovrebbero sborsare 103 miliardi di euro in più ogni anno rispetto a quanto stanno facendo oggi.

Parlando delle imprese, queste ultime, in base i calcoli del DIW, avrebbero 500 miliardi di euro in risparmi, che non vengono investiti. La percentuale di investimenti nell’economia privata della Germania è caduta infatti da poco meno del 21 percento nel 2000 a poco più del 17 percento nel 2013.

Secondo gli esperti le aziende avrebbero paura della mancanza di lavoratori qualificati, della crisi dell’eurozona, dei costi energetici, ecc. Timori che potrebbero mettere in futuro il futuro dei tedeschi.

Ma, come sottolinea il quotidiano Die Spiegel, non è vero che le aziende tedesche non investono più, semplicemente non investono più in Germania. Un esempio su tutti è il colosso automobilistico BMW che sta attualmente sborsando un miliardo di dollari per ampliare la sede di Spartanburg, nella Carolina del Sud, facendola diventare il più grande impianto a livello globale.

Gli USA, per gli imprenditori tedeschi, sarebbero diventati il posto giusto per crescere ed espandersi. Il minor costo dell’energia infatti, permette di investire a prezzi molto più convenienti. Lo scorso mese di maggio Kurt Bock, ceo di BASF, società attiva nel settore di prodotti chimici, ha annunciato un nuovo piano di investimento pari a un miliardo di euro nella Costa del Golfo statunitense. Il motivo per cui la società ha scelto gli Stati Uniti e non Berlino per il più grande progetto della sua storia risiede proprio nel costo del gas naturale che oltreoceano, è decisamente più conveniente. Una strategia simile a quella adottata da Siemens nell’ultimo periodo. La multinazionale tecnologica ha infatti deciso di gestire i propri affari dagli uffici americani.

Insomma, i soldi stanno andando via dalla Germania, le infrastrutture, da sempre fiore all’occhiello di Berlino, cominciano a diventare fatiscenti, gli ultimi dati macro hanno deluso i mercati e la crescita sta diventando di giorno in giorno più lenta.

Prendendo per buoni i dati e le tesi di Fratzscher anche la Germania a questo punto ha bisogno di cambiamenti e noi, per quanto ci riguarda, dovremmo cambiare modello.

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