Germania, il "lato oscuro" del lavoro

Alessandro Genovesi

11 Ottobre 2013 - 09:17

Il modello del lavoro tedesco viene descritto come eccellenza, ma il rovescio della medaglia ci presenta il "lato oscuro" del lavoro in Germania

Germania, il

Spesso in Italia ci si imbatte in sperticate lodi del modello economico-sociale tedesco. È indubbiamente vera la capacità della Germania di porsi come baricentro e asse portante dell’economia comunitaria, ma non tutti sanno a quali costi.

Ad esempio: com’è possibile che un panino della Lidl costi 10,5 centesimi? Quale costo del lavoro e tipologia di diritti possono esserci dietro un prezzo di tale entità?

Pochi diritti, tanti doveri

L’organizzazione del lavoro all’interno della catena LidI (ma non solo) è grossomodo la seguente: i dipendenti dei panifici, dopo un periodo di prova non pagato, vengono assunti percependo solo 7,66 euro lordi all’ora, il che vuol dire che, al netto delle tasse, gliene restano in tasca 6.

Questo in una multinazionale il cui proprietario, Dieter Schwarz , per Forbes il secondo uomo più ricco della Germania con un patrimonio netto di 19,5 miliardi di dollari.

Non è tuttavia lo stipendio l’aspetto più imbarazzante della situazione lavorativa all’interno del colosso tedesco, bensì le condizioni degli ambienti di lavoro: la muffa nei locali, i macchinari che si inceppano di continuo, le ustioni quotidiane sulle mani degli operai. E pensare che per risolvere la maggior parte dei problemi basterebbe comprare delle teglie nuove. Ma “una teglia nuova costa 70 euro, voi costate di meno”.

Lidl non è l’unica multinazionale a trattare i propri dipendenti e organizzare il lavoro secondo queste poco dignitose modalità: la celeberrima catena di coffee bar Starbucks, ad esempio, impiega i propri camerieri per 14 ore al giorno, mente il corriere espresso GLS impone turni di 15 ore senza pause. Il tutto con stipendi di gran lunga inferiori alla media.

Il modello tedesco è veramente vincente?

Dati alla mano, il modello tedesco sembrerebbe però essere il migliore: la disoccupazione è in netto calo, con appena 2,9 milioni di senza lavoro, a fronte dei 4,1 milioni di dieci anni fa. Dati in totale controtendenza rispetto al resto del vecchio continente.

Ma a qual è l’altra faccia della medaglia?
Per capire l’entità del lavoro non garantito nella prima economia d’Europa, analizziamo un po’ di numeri:circa 7,3 milioni di tedeschi, ovvero il 22% della popolazione attiva, percepisce uno stipendio inferiore ai due terzi del reddito medio nazionale, in sostanza meno di 9,50 euro lordi l’ora. Una quantità così elevata di redditi minimi si registra solo in alcuni paesi dell’Europa orientale.

Le cifre suddette vengono poi gonfiate dai cosiddetti mini-jobs, ossia i micro lavori creati dalle riforme del socialdemocratico Gehrard Schroeder: 450 euro al mese per lavorare una manciata di ore.

Dietro il gigante tedesco, pertanto, non sono tutte rose e fiori, anche se, sapientemente, questo "lato oscuro" viene tutt’altro che sbandierato in Europa.

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# Lavoro

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