G7, tutti contro la Cina: motivi e conseguenze

Violetta Silvestri

14 Giugno 2021 - 10:24

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USA contro Cina: è questo il messaggio - non sorprendente - che emerge dal G7. Tutti contro Pechino stando alle indicazioni finali. Cosa significa e quali conseguenze?

G7, tutti contro la Cina: motivi e conseguenze

Dal G7 è arrivato un messaggio chiaro: tutti contro la Cina in nome di un mercato più leale e rispettoso dei diritti.

Lo scontro Washington-Pechino si è dunque palesato più che mai, con Biden a guidare i leader mondiali, e soprattutto l’Europa, a formare un fronte unito e alternativo al dragone.

Sebbene il sentiment delle nazioni europee sia più prudente e meno aggressivo - per motivi di interesse commerciale - nei confronti della Cina, i segnali arrivati dalla Cornovaglia sono di tensione.

Cosa significa il tutti contro Pechino del G7, quali conseguenze nelle relazioni economiche internazionali?

Dal G7 un messaggio contro la Cina: i dettagli

Joe Biden ha sfidato i leader dei Paesi del G7 a usare i loro “muscoli” finanziari per contrastare la crescente influenza globale della Cina, dichiarando che le democrazie occidentali erano “in competizione con gli autocrati”.

Il presidente degli Stati Uniti ha spinto i leader europei a essere più ambiziosi nel sostenere un’alternativa alla Belt and Road Initiative cinese, offrendo un ampio pacchetto di finanziamenti alle infrastrutture ai Paesi poveri.

Gli USA e molte nazioni sono state critiche nei confronti del piano Belt and Road, accusando Pechino di lasciare i Paesi partecipanti carichi di debiti insostenibili, beneficiando al contempo le società cinesi, molte delle quali di proprietà statale. Oltre al danno ambientale del programma, i critici hanno anche messo in dubbio la trasparenza degli accordi.

Per questo la potenza americana ha ottenuto la condivisione dei grandi del G7 del programma battezzato “Build Back Better for the World”, del quale si conoscono, in realtà, pochi dettagli.

Biden ha affermato che un comitato elaborerà il piano, con particolare attenzione ai cambiamenti climatici, alla salute, alla tecnologia digitale e all’equità di genere, per sfidare i miliardi di dollari spesi dalla Cina per le infrastrutture nei Paesi più poveri.

Una sfida annunciata, quindi, quella contro Pechino. Biden ha bisogno di riportare a una posizione dominante gli Stati Uniti, dopo la parentesi Trump che aveva generato un certo scetticismo per i modi poco ortodossi del presidente repubblicano.

L’arma per farlo, però, sembra non essere cambiata: fare una guerra commerciale alla Cina. Intanto, Pechino ha risposto con rabbia al comunicato G7.

L’ambasciata cinese nel Regno Unito ha affermato contrarietà al comunicato dei leader. In una dichiarazione in lingua mandarina tradotta dalla CNBC, l’ambasciata ha esortato gli Stati Uniti e gli altri membri del G-7 a smettere di diffamare la Cina e di interferire negli affari interni cinesi.

Perché l’Europa è più cauta contro Pechino

L’Europa sembra stretta tra i due giganti: Stati Uniti e Cina.

I leader europei al vertice, infatti, sono stati più cauti nello scagliarsi contro Pechino. Boris Johnson, il primo ministro del Regno Unito ha rifiutato di menzionare la Cina nella sua conferenza stampa di chiusura.

Mario Draghi, ha affermato che l’Occidente deve lavorare con la Cina in aree importanti, in particolare il cambiamento climatico.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha affermato che il G7 non è ostile a Pechino, mentre un funzionario britannico ha dichiarato: “Il punto del vertice è mostrare ciò che siamo, non contro chi siamo”.

Un approccio pragmatico e diplomatico, quindi, dall’Europa, che a fine 2020 ha presentato un piano ambizioso di investimenti proprio con la Cina. E che è consapevole di quanto, nella realtà dei fatti, il coinvolgimento di Pechino in argomenti globali resti una strada preferenziale.

G7 contro la Cina: cosa aspettarsi

Per ora le dichiarazioni di intenti del G7 rimangono sulla carta, a confermare quanto già era chiaro: gli USA non intendono lasciare il dominio alla Cina e quest’ultima non si farà intimorire.

Un clima da guerra fredda-commerciale è stato ribadito. Le conseguenze potrebbero essere la diplomazia, o l’acuirsi di ritorsioni politiche ed economiche, dallo stampo protezionistico, svantaggiose per tutti.

In un momento storico dove la priorità è rilanciare economia e uguaglianza sociale, la tensione USA-Cina potrebbe essere controproducente. Pechino resta nel mirino per i diritti umani e le pratiche sleali, mentre corre più degli altri nel rimbalzo.

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