Fmi: taglio netto sulle stime di crescita mondiale. Italia peggiore fra i paesi avanzati

Erika Di Dio

9 Ottobre 2012 - 11:35

Fmi: taglio netto sulle stime di crescita mondiale. Italia peggiore fra i paesi avanzati

Il rapporto del World Economic Outlook, rilasciato quattro volte l’anno dal Fondo Monetario Internazionale, questa volta ha fatto delle previsioni molto pessimistiche sulla crescita globale, soprattutto quella di Europa e Stati Uniti avvertendo le autorità politiche dei due paesi che, se non troveranno una rapida soluzione ai propri problemi, peggioreranno ulteriormente il rallentamento dell’economia di tutto il mondo. Per quest’anno è prevista una crescita globale del 3,3% (contro il 3,5% previsto a Luglio), mentre per il 2013 si attesterebbe al 3,6% (contro il 3,9% previsto a Luglio).

L’incertezza di Usa ed Europa trascina il resto del mondo

Il Fondo Monetario Internazionale diretto da Christine Lagarde attribuisce il taglio delle previsioni di crescita proprio all’incertezza politica di Stati Uniti ed Europa e dice, "La ripresa ha subito nuove battute d’arresto e l’incertezza pesa gravemente sulle prospettive. I rischi al ribasso sono aumentati e sono notevoli". Il capo economista del fondo Olivier Blanchard ha aggiunto, "La bassa crescita e l’incertezza nelle economie avanzate stanno colpendo i mercati emergenti e le economie in via di sviluppo sia attraverso i canali commerciali che quelli finanziari, aggiungendosi alle debolezze locali".

Il fondo dice che la Banca Centrale Europea ha già fatto la sua parte e che ora tocca ai vari policy maker attivare il Meccanismo Europeo di Stabilità e portare avanti nuove misure capaci di raggiungere un’unione bancaria e una maggiore integrazione fiscale.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, dopo le elezioni presidenziali del prossimo mese, si avranno poche settimane per tentare l’impossibile per evitare il cosiddetto "fiscal cliff", una combinazione di aumenti fiscali e tagli alle spese federali che potrebbero avere la conseguenza di riportare il paese di nuovo in recessione e con sé tutta l’economia globale.

I dati del rallentamento economico

Vediamo paese per paese come questo rallentamento colpirà le economie del mondo.

Italia
Tra i grandi paesi avanzati, i dati italiani per il 2012 sono i peggiori, mentre a confronto con tutta la zona euro, ci attestiamo al terzo posto, dopo Grecia e Portogallo. Per quest’anno, si prevede un calo del 2,3% per quanto riguarda il Pil, mentre per il 2013 avremo un ulteriore meno 0,7%. Sul fronte disoccupazione, nessun sospiro di sollievo: i tassi si attesteranno infatti al 10,6% quest’anno e all’11,1% nel 2013. Il capo economista del Fondo Olivier Blanchard ha messo in guardia Italia e Spagna, che dovranno presto riuscire a ricapitalizzare le banche e finanziarsi a tassi ragionevoli.

L’Europa
L’Fmi prevede un calo dello 0,4% del Pil complessivo, seguito da un +0,2% l’anno prossimo. Drammatica la situazione per la Grecia che subirà un calo del meno 6% del Pil nel 2012 e un meno 4% nel 2013; la disoccupazione toccherà l’apice del 23,8% quest’anno e del 25,4% nel 2013, superando addirittura la Spagna, che si attesterà al 25,1% nel 2013, mentre il Pil raggiungerà il meno 1,5% per il 2012 e il meno 1,3% nel 2013. Il Portogallo non sarà risparmiato, con tassi di disoccupazione che raggiungeranno il 16% nel 2013 e un calo del Pil del 3% quest’anno e di un altro 1% l’anno prossimo. Dall’altra parte abbiamo invece la Germania che recupera uno 0,9% per 2012 e 2013 e l’Irlanda che cresce dello 0,4% nel 2012 e dell’1,4% nel 2013.

Stati Uniti, Cina e Giappone
Contro alla previsione di un 2,2% di aumento della crescita nel 2012 per gli Stati Uniti, un taglio della previsione 2013 al più 2,1%. Un meno 0,2% per 2012 e 2013 per Cina e anche Giappone, il quale raggiungerà una crescita del 2,2% nel 2012 e dell’1,2% nel 2013.

L’importanza dell’occupazione

All’inizio di questo mese la Banca Mondiale ha rilasciato un rapporto incentrato sull’importanza dell’occupazione per la crescita e la stabilità, sostenendo che ci vorrebbero 600 milioni di nuovi posti di lavoro nei prossimi 15 anni per stimolare lo sviluppo e assorbire i giovani che si affacciano al mondo del lavoro. "I governi dovrebbero riportare il lavoro al centro dell’attenzione per promuovere la prosperità e combattere la povertà", aveva detto Jim Yong Kim, il presidente della Banca Mondiale, aggiungendo, "Lavoro uguale speranza, lavoro uguale pace. Il lavoro può far sì che i paesi fragili diventino stabili".

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