Ferie pagate e orari certi per tutti i lavoratori a partita Iva: lo prevede la direttiva voluta dal Consiglio dell’Unione eropea. L’Italia dovrà adeguarsi entro 3 anni.
Ferie pagate e orari certi: sono questi alcuni, ma non tutti, i diritti che l‘Unione europea vuole garantire ai lavoratori a partita Iva impiegati come collaboratori esterni in azienda.
La proposta è cristallizzata in una direttiva Ue che è stata depositata in Gazzetta Ufficiale, e a cui l’Italia dovrà adeguarsi entro i prossimi 3 anni. Il testo è stato messo a punto dal Consiglio dell’Unione europea per ampliare i diritti e le tutele dei lavoratori a partita Iva, in aumento in tutti i Paesi membri dell’Ue.
La direttiva prevede che, entro 7 giorni dall’inizio della collaborazione, il datore debba comunicare al lavoratore precise informazioni in merito a: giorni di ferie, permessi, malattia, orari di lavoro giornalieri e settimanali e retribuzione.
La notizia è stata divulgata da EuropaToday.
Ferie retribuite e orari certi per le partite Iva: cosa cambia con la nuova direttiva Ue
L’Unione Europea torna ad interessarsi al popolo delle partite Iva, e lo fa con una direttiva che vuole garantire più tutele e determinare, in modo più chiaro, le condizioni di lavoro dei collaborati a partita Iva, anche detti “collaboratori esterni” alla società.
Il nodo cruciale delle partite Iva riguarda le ferie, che dovranno sempre essere pagate dal datore di lavoro (come avviene per i lavoratori regolarmente assunti) e la determinazione delle condizioni e degli orari di lavoro.
I rapporti tra lavoratore a partita Iva e datore dovranno essere più trasparenti su tutti gli aspetti della collaborazione: durata della giornata lavorativa, riposi, permessi, durata del preavviso. Tutte queste informazioni dovranno essere rese al lavoratore a partita Iva entro e non oltre 7 giorni dall’inizio della collaborazione.
Per riassumere, secondo il Consiglio dell’Unione europea che, ricordiamo, è il promotore della direttiva, le informazioni imprescindibili sono:
- l’identità del tipo di lavoro e del trattamento contrattuale;
- il numero di giorni di ferie retribuite;
- il destinatario dei versamenti, quando il datore di lavoro si impegna a versare i contributi.
Più diritti per il popolo delle partite Iva
La proposta del Consiglio dell’Unione europea non si esaurisce qui. La direttiva, infatti, non vuole intervenire solamente sul diritto alle ferie, ma, al contrario, si propone di ampliare i diritti delle partite Iva su molti fronti.
Dunque, l’Ue riconosce il diritto a tutti i lavoratori a partita Iva e a coloro che hanno firmato contratti di atipici di fare altri lavori - oltre a quello principale - la riduzione del periodo di prova (generalmente di 6 mesi) e, al termine della prova, un posto di lavoro con tutele maggiori, orari certi e condizioni precisamente stabiliti al momento dell’instaurazione della collaborazione.
Secondo la direttiva in esame, la prova del lavoratore a partita Iva può durare più un semestre solo un due casi:
- se il prolungamento è disposto nell’esclusivo interesse del lavoratore;
- se il prolungamento è giustificato dalla natura dell’impiego.
In più i corsi di aggiornamento e di formazione non saranno più a carico del lavoratore a partita Iva; i corsi dovranno essere erogati gratuitamente quando sono previsti come obbligatori dalla legge nazionale o comunitaria.
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