FMI contro pensioni italiane: chiedono riforma ma falsificano i dati?

Erasmo Venosi

22 Settembre 2014 - 13:21

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Il Fondo Monetario Internazionale nel suo ultimo Report sollecita il Governo italiano a riformare ancora una volta le pensioni. Difformità di metodo valutativo e determinazione nel distruggere il modello sociale europeo alimentano le analisi dello screditato e chiacchierato Fondo Monetario e in generale del Washington Consensus.

FMI contro pensioni italiane: chiedono riforma ma falsificano i dati?

Un’istituzione nata con gli accordi di Bretton Wood, ma bisognosa di una radicale riforma: il Fondo Monetario Internazionale. In verità è l’intero cosiddetto Washington Consensus a essere stato smentito nei suoi dogmi ideologici.
Washington Consensus è il termine coniato mezzo secolo fa da dall’economista John Williamson ed era il modo semplificato per riferirsi a Fmi, Banca Mondiale e Tesoro Usa e alle strategie standard elaborate per le crisi. Dopo il disastro nella gestione delle crisi sorte con i subprime, la fine di Lehman Brothers, la persistenza della crisi nell’eurozona e la potente bolla creata pompando liquidità da parte di Fed, Boe e Banca of Japan le critiche autorevoli verso il Consensus non si contano più. Stiglitz, Krugman, Fitoussi, Sapir, Amartya Sen e Rodrik di Harvard che afferma:

“Stabilizzare, privatizzare e liberalizzare è diventato il mantra di una generazione di tecnocrati che è fatta le ossa nei paesi in via di sviluppo, e dei leader politici che ne seguono i consigli”.

Il Fondo Monetario poi si dimostra sempre più schizofrenico perché critica l’austerità, produce report che ne evidenzia la distruttiva azione, ma ne legittima sempre più l’uso da parte degli Stati. L’ultima uscita è nei confronti della nostro Paese e vergato nel suo ultimo Report “Article IV Consultation”.
Secondo il FMI, guidato prima dal pregiudicato Strauss Khan e ora dalla chiacchieratissima e indagata Christine Lagarde, l’Italia per quadrare i conti deve tagliare pensioni e sanità. La Lagarde dichiara:

“La spesa per le pensioni italiana è la più alta d’Europa, pari a circa il 30% del totale".

Una replica a questa strumentale, squallida falsità da parte italiana? Alcuna. Tutti in Europa sanno che solo Italia e Portogallo hanno i conti previdenziali sostenibili. E’ stato il vice Presidente della Bce Vitor Constancio nel discorso tenuto in Grecia ad affermare

“nell’ipotesi di assenza di nuove riforme pensionistiche, il Rapporto della Commissione europea sull’invecchiamento stima le spese pubbliche legate all’età crescere del 3,6% del PIL nell’area dell’euro tra il 2010 ed il 2060, 1,4% di PIL solo per quelle pensionistiche. Tuttavia è proprio nel campo delle riforme per contenere il peso di lungo termine delle popolazioni che invecchiano che i paesi oggi più in difficoltà hanno fatto di più. L’Italia e il Portogallo, ad esempio, hanno aumenti stimati in tali spese irrilevanti.”

Non solo abbiamo già dato, ma nel valutare le spese previdenziali italiani si “bara”! Le riforme delle pensioni fatte negli ultimi 20 anni hanno messo i conti in equilibrio (equilibrio attuariale). Le entrate da contributi e le pensioni erogate al netto delle trattenute fiscali sono positive da 16 anni. Il dato ultimo è del 2010 e il saldo è positivo per 25,7 miliardi di euro! Le riforme fatte in Italia non solo hanno messo i conti in equilibri ma addirittura migliorano il bilancio dello Stato.

Dove trova “giustificazione“ Christine Lagarde ? Nelle modalità di calcolo della spesa operata da Eurostat e mai modificate dagli afoni europarlamentari italiani e comodo per le lobby dei fondi pensionistici privati che pressano sul Governo e il Parlamento! Eurostat include nel calcolo della spesa pensionistica le prestazioni del trattamento di fine rapporto (TFR) che è salario differito e il confronto con gli altri Stati UE viene fato considerando la pensione lorda, che in Italia sono elevatissime, in rapporto a quelle UE e addirittura in Germania non vengono fatte trattenute sulle pensioni.

Va infine denunciato la gravissima perdita cui saranno assoggettate le pensioni italiane a seguito del legame tra variazione del PIL e pensioni. Questa crisi ha fatto perdere 10 punti percentuali di PIL. Una simulazione effettuata dalla società Progetica ma con un Pil che cresce dello 0,5% per un lavoratore che ha oggi 30 anni vuol dire realizzare una perdita di un quinto nel calcolo della pensione con il metodo contributivo.

Rilancio dello sviluppo congiunto a rigore, serietà e professionalità degli organismi di verifica consentirebbe di limitare gli attacchi strumentali al modello sociale europeo che si vuole distruggere mistificando i dati.

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