FMI: allarme disuguaglianza nella crescita globale in questi due ambiti

Violetta Silvestri

28 Luglio 2021 - 12:34

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Il Fondo Monetario Internazionale ha aggiornato le stime di crescita: con quali novità? I divari nella ripresa globale e i prezzi in aumento spaventano.

FMI: allarme disuguaglianza nella crescita globale in questi due ambiti

Le previsioni del FMI, aggiornate nel consueto World Economic Outlook hanno parlato chiaro: c’è ancora troppa - e pericolosa - disuguaglianza nella lotta alla pandemia.

La divergenza si basa in gran parte su un migliore accesso ai vaccini e sul continuo sostegno fiscale nelle economie avanzate, mentre i mercati emergenti affrontano difficoltà su entrambi i fronti.

Inoltre, l’inflazione in aumento rimane un rischio per l’andamento della ripresa.

Il FMI ha lasciato invariata la previsione di crescita mondiale, ma con scenari cambiati. Cosa si prevede?

FMI: ripresa globale disomogenea. Le stime

“La ripresa economica globale continua, ma con un divario sempre più ampio tra le economie avanzate e molti mercati emergenti e in via di sviluppo”: questa la sintesi delle previsioni economiche aggiornate dal FMI.

Nel dettaglio, l’organizzazione ha riconfermato un +6% nella ripresa globale del 2021. Per il 2022, il mondo crescerà del 4,9%, con un rialzo delle previsioni precedenti che erano ferme a +4,4%. La distribuzione di tale rilancio, però, è diventata più disomogenea.

Le economie avanzate miglioreranno di 0,5 punti percentuali le prospettive, mentre quelle emergenti e in via di sviluppo vedranno un ribasso. Sarà l’Asia a guidare questo ribasso nello slancio.

Da evidenziare, che proprio le due nazioni trainanti del continente asiatico - e del mondo - come Cina e Giappone sono state declassate per il 2021. Pesano troppo il ritorno dei contagi con la variante Delta e la lentezza nelle vaccinazioni.

Per questo, Pechino nelle stime PIL 2021 passerà da un +8,5% di aprile a un +8,1% attuale. Tokyo vedrà una crescita nell’anno del 2,8%, a fronte di precedenti previsioni a 3,3%.

Per quanto riguarda il reddito pro-capite, il FMI ha sottolineato di stimare una diminuzione del 2,8% all’anno nel periodo 2020-2022 nei Paesi avanzati.

La previsione è invece di una perdita del 6,3% annuo per i mercati emergenti e le economie in via di sviluppo.

Allarme divario in questi due ambiti

Una crescita disomogenea è il vero allarme per il FMI. Ci sono due ambiti nei quali tale disomogeneità globale è evidente: vaccinazioni e sostegni governativi.

Sul primo punto il Fondo Monetario Internazionale ha sottolineato che:

“Quasi il 40% della popolazione nelle economie avanzate è stato completamente vaccinato, rispetto all’11% nelle economie di mercato emergenti e una piccola frazione nei paesi in via di sviluppo a basso reddito. Tassi di vaccinazione più rapidi del previsto e il ritorno alla normalità hanno portato a miglioramenti, mentre la mancanza di accesso ai vaccini e le rinnovate ondate di casi in alcuni Paesi, in particolare l’India, hanno portato a declassamenti.”

E poi ci sono le politiche di supporto da parte dei Governi. Nelle economie avanzate il sostegno fiscale potrà contare ancora su $ 4,6 trilioni di misure relative alla pandemia per il 2021 e oltre.

Diversa, invece, la prospettiva di mercati emergenti e in via di sviluppo:

“...la maggior parte delle misure è scaduta nel 2020 e si sta cercando di ricostruire le riserve di bilancio. Anche alcuni mercati emergenti come Brasile, Ungheria, Messico, Russia e Turchia hanno iniziato ad aumentare i tassi di politica monetaria per contrastare le pressioni al rialzo sui prezzi. Gli esportatori di materie prime hanno beneficiato di prezzi delle materie prime superiori al previsto.”

Infine, le stime vedono un’inflazione ancora alta nel 2022 in alcuni mercati emergenti e in alcune economie in via di sviluppo. La correlazione di tale andamento con le continue pressioni sui prezzi alimentari e i deprezzamenti valutari potranno creare altri divari.

Il persistere di queste differenze su vaccinazioni, sostegni, pressione dei prezzi può sfociare nella perdita di almeno 4.500 miliardi di dollari di PIL globale entro il 2025.

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