Il cambio euro-dollaro riassorbe completamente il post-Brexit e torna sui livelli di prezzo della prima metà di giugno: vediamo i possibili scenari per la prossima settimana.
Il cambio euro-dollaro registra il solo passo falso degli ultimi cinque giorni nella giornata di venerdì, avendo messo in piedi un recupero settimanale che lo ha riportato agli stessi livelli che precedevano la Brexit.
La rottura e la permanenza sopra l’1,13 dopo l’uscita dei verbali della Fed, l’evento principale degli ultimi giorni, ha rappresentato quell’importante passo che mancava ad EUR/USD da quasi due mesi, nei quali ha vissuto un periodo di consolidamento che non sembrava avesse modo di terminare.
La Fed è divisa riguardo l’annoso problema del rialzo dei tassi di interesse, i dati macroeconomici che arrivano da oltre oceano sono spesso contrastanti e il dollaro USA perde la fiducia del mercato, con l’indice spot in ribasso da oltre 10 giorni.
Alla luce dei principali eventi della prossima settimana, consultabili grazie al nostro calendario economico, e a qualche suggerimento fornito dall’analisi tecnica, vediamo ora le possibili evoluzioni del cambio euro-dollaro durante la prossima settimana.
Cambio euro-dollaro rompe gli indugi e l’1,13: nuovo trend rialzista?
Il cambio euro-dollaro chiude la settimana a 1,132 dopo aver ritracciato nella giornata di venerdì solo una piccola parte del rialzo che lo vedeva partire da sotto l’1,12.
Lo scatto di orgoglio del dollaro USA nell’ultima sessione non ha quindi compromesso in alcun modo il grande recupero della valuta comunitaria, in grado di rompere l’equilibrio delle ultime settimane proprio grazie al periodo difficile del biglietto verde.
Il rettangolo blu, evidenziato nel seguente grafico settimanale, delimita i confini del range di prezzo al di fuori del quale EUR/USD si mostrava incapace di uscire, prima dell’arrivo dell’ultima candela:
Con l’ultima candela non si è solo rotta la resistenza e la media mobile a 20 periodi in maniera netta, ma si è raggiunto anche lo stesso livello di apertura della settimana che ha preceduto la Brexit, portando la valuta comunitaria a recuperare di fatto tutto il crollo seguito all’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Ma non solo.
La settimana si è conclusa su un livello di incrocio molto importante per capire le prospettive future di euro-dollaro, ovvero sulla trendline di medio periodo e sulla media mobile a 100 periodi.
La trendline, in rosso nel grafico, ha fornito un importante supporto per il trend rialzista tenuto fino alla Brexit e rappresenta ora una resistenza per la risalita del prezzo, allo stesso modo della media mobile a 100 periodi, che non veniva abbattuta da esattamente due anni.
Lo sprint ha portato all’abbattimento di questi livelli, per quanto il ritracciamento di venerdì mettere di nuovo euro-dollaro di fronte alla necessità di superarli per poter parlare realmente di trend rialzista.
Se infatti il prezzo non dovesse riuscire a tornare sopra la trendline o a mantenersi sopra la media mobile di lungo periodo è lecito aspettarsi un consolidamento al di sotto, attorno all’1,13, se non una nuova fase di ribasso.
La settimana è priva di market mover rilevanti almeno fino alla giornata di giovedì, con solo un paio di dati sul mercato immobiliare USA tra martedì e mercoledì, previsti in calo.
Da giovedì ci sarà il simposio di Jackson Hole, l’appuntamento annuale dove la Yellen potrà offrire nuove indicazioni di politica monetaria, oltre ai market mover sui beni durevoli e soprattutto il PIL USA del secondo trimestre, atteso per venerdì.
La giornata di lunedì sarà quindi cruciale per capire se euro-dollaro aprirà la nuova candela mantenendosi sopra gli importanti target raggiunti in settimana o se graviterà al di sotto.
Guardando il giornaliero vediamo come i livelli chiave in caso di ribasso siano i supporti a 1,130 e 1,124, oltre alla trendline in verde, mentre in caso di rialzo i primi target sarebbero l’1,137 e l’1,142, livelli il cui raggiungimento sarebbe con ogni probabilità segnale di una ripresa del trend rialzista di medio periodo abbandonato con la Brexit.
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