Esame avvocato 2016: come fare ricorso al Tar se vieni bocciato

Fiammetta Rubini

30/03/2016

21/04/2016 - 09:26

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In caso di bocciatura all’esame di avvocato è possibile fare ricorso al Tar. Ecco i casi in cui è giusto farlo e le procedure da seguire.

Esame avvocato 2016: come fare ricorso al Tar se vieni bocciato

Concorso avvocati, se si viene bocciati si può fare ricorso al TAR? La risposta è sì, ma solo in alcuni casi il giudice accoglierà la richiesta. Vediamo quando è giusto e come fare per impugnare la bocciatura dell’esame forense.

Chi sostiene l’esame di abilitazione per la professione di avvocato sa bene che non è difficile essere bocciati. Tuttavia potrebbe capitare che un candidato ben preparato ma risultato insufficiente non ritenga giusto il voto assegnatogli e voglia vederci chiaro nei motivi della sua bocciatura.

Ha tutto il diritto di farlo e per impugnare la bocciatura all’esame di abilitazione dovrà rivolgersi al TAR, e precisamente nella cui circoscrizione ha sede la Corte d’appello presso cui ha operato la Commissione esaminatrice. A chiarirlo è stato il Consiglio di Stato in una sentenza recente.

Il ricorso per la bocciatura all’esame di avvocato è fattibile pure nel caso in cui il ricorrente abbia impugnato anche il verbale della Commissione centrale col quale sono stati individuati i criteri di valutazione dei compiti prima delle correzioni.

Esame avvocato 2016, quando fare ricorso al TAR

Ecco alcuni casi in cui il praticante avvocato bocciato all’esame di Stato ha non solo il diritto, ma valide ragioni per proporre il ricorso al TAR:

1) Quando non sono chiari i criteri che hanno stabilito quel punteggio numerico
Negli anni sono stati numerosi i casi di segnalazione per quanto riguarda la fretta e la poca attenzione poste dalla Commissione esaminatrice in sede di valutazione degli elaborati scritti.

La nuova disciplina prevede che la commissione debba “annotare le osservazioni positive o negative nei vari punti di ciascun elaborato, le quali costituiscono motivazione del voto che viene espresso con un numero pari alla somma dei voti espressi dai singoli componenti”. Non basta più, quindi, il voto, ma serve una chiara ed esplicita motivazione per la bocciatura.

2) Quando il voto è prossimo alla sufficienza
Per risultare sufficienti alle prove scritte bisogna prendere 90, ma se il voto è 88 è giusto fare ricorso al TAR. Si precisa, infatti, che “nel caso di valutazione insufficiente che comporti la bocciatura, ma prossima tuttavia alla sufficienza, la commissione è tenuta a motivare succintamente per iscritto le ragioni che hanno indotto alla medesima bocciatura del candidato”.

3) Quando il compito è “fatto bene”
Premesso che il giudizio è discrezionale e sarà la commissione a decidere se il compito merita la sufficienza oppure no, non è difficile che il giudizio risulti negativo anche se l’elaborato è strutturato bene, non trascura la applicazione alla fattispecie concreta e non manca di specificità e completezza.

Se la prova è sviluppata con un senso logico, risponde in maniera esaustiva al quesito e non presenta gravi punti deboli, quindi, non può essere considerata insufficiente solo perché, per esempio, ci si è dilungati troppo nell’excursus teorico.

4) Quando si rileva una violazione delle norme nello svolgimento delle prove
Se il candidato ritiene o ha la prova che le modalità delle selezioni siano state truccate ed è stato per questo penalizzato in fase di valutazione, potrà fare ricorso al TAR e spiegare le sue ragioni.

Tralasciando tutti i numerosi scandali e agli imbrogli scoperti nelle varie città italiane, valga da esempio il caso di un candidato che ha impugnato la sua bocciatura alla prova orale poiché lamentava che le domande non fossero state estratte a sorte in un bussolotto. Il giudice ha accolto la sua richiesta, ha disposto che la prova fosse rinnovata e davanti a una commissione diversa.

Come fare ricorso al TAR

Per fare ricorso al TAR è necessario:

  1. avere un avvocato
  2. rientrare nei limiti di tempo previsti dalla legge
  3. avere un motivo valido
  • Il ricorso può essere individuale o collettivo. Innanzitutto ciò che bisogna fare una volta in possesso dell’ingiunzione o del provvedimento che vi è stato notificato e a cui volete fare opposizione è rivolgervi a un avvocato per scrivere il testo nel modo più consono;
  • non devono passare più di 60 giorni (compresi i festivi) dalla pubblicazione dell’atto per cui si vuole fare ricorso. Allo scadere dei 60 giorni l’atto d’impugnazione deve essere stato depositato e tutte le parti in causa devono essere state avvisate;
  • a questo punto le parti in causa depositano presso il Tribunale tutti gli atti ritenuti fondamentali per l’indagine amministrativa; viene poi chiesto un provvedimento cautelare di sospensione degli atti, ovvero si “congela” temporaneamente l’ordinanza del TAR fino alla sentenza;
  • il TAR provvede poi ad esaminare tutti i documenti depositati, chiede eventualmente degli approfondimenti e, alla fine (solitamente 40 giorni dopo l’udienza), emana una sentenza motivata con cui accoglie o respinge il ricorso. Il provvedimento espresso dal Tribunale è definitivo e non può essere a sua volta impugnato.

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