Elon Musk ha pagato le tasse per diventare più ricco: ecco come ha fatto

Andrea Pastore

12/11/2021

13/11/2021 - 09:15

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Il Ceo di Tesla ne ha inventato un’altra per eludere il sistema statale degli Stati Uniti. Cosa ha fatto questa volta Elon Musk.

Elon Musk ha pagato le tasse per diventare più ricco: ecco come ha fatto

L’inventore di Tesla e di PayPal, nonché uno dei più coraggiosi imprenditori e scienziati del mondo, colui che vuole nientepopodimeno che arrivare sulla luna e costruire una città su Marte, torna a far parlare di sé. Elon Musk ne ha fatta un’altra.

Il Ceo di Tesla ha accettato di pagare qualche tassa sul suo patrimonio di 300 miliardi di dollari, ma soltanto per riuscire ad aumentare ancora di più la sua ricchezza.

Dopo un sondaggio su Twitter dove ha chiesto ai suoi followers di decidere per lui se vendere o meno il 10% delle quotazioni del suo impero per pagare delle tasse sul reddito.

I fan hanno espresso parere positivo, così facendo, il cofondatore e amministratore delegato di Tesla ha venduto circa 5 milioni di titoli della sua compagnia, a mille dollari l’uno, ma soltanto per poi ricomprarne la metà a 6,24 dollari ad azione: un’altra genialata delle sue.

La pressione fiscale non riguarda i titoli azionari

Negli Stati Uniti il patrimonio azionario non viene tassato fino a quando i titoli non vengono venduti sul mercato. Per questo Elon Musk ha chiesto ai propri followers di vendere o meno le azioni di Tesla. Al momento della vendita, la tassazione sugli utili ricavati è fatta da un’imposta che va dal 15 al 20%.

Prima di ciò, Musk possedeva soldi solo sotto forma di azioni. Così, non ricevendo uno stipendio da Tesla e avendo una ricchezza composta solamente di azioni, Elon Musk, l’uomo più ricco del pianeta, non ha pagato un dollaro di tasse per circa 5 anni. Cioè dall’ultima volta che ha venduto delle azioni.

Dopo l’elezione di Joe Biden alla Casa Bianca, negli USA si è riacceso il dibattito sulla questione della tassazione dei titoli azionari dei super ricchi è tornato in auge.

Per questa motivazione Musk ha lanciato la sua provocazione su Twitter, tentando di ribaltare la situazione dalla sua parte: mostrandosi vicino all’opinione pubblica, ben disposto a fare la sua parte e, soprattutto, per dimostrare di poter essere autonomo e di non avere bisogno di norme statali per pagare le tasse: un faccio tutto io permesso dai capitali del genio sudafricano.

La decisione di Musk è stata molto criticata dagli esperti del settore, secondo i quali il dover o meno far pagare le tasse a un miliardario non è fattibile tramite un sondaggio Twitter: è lo Stato che deve agire in questo caso.

Cosa ha fatto Musk nello specifico

Dopo aver guadagnato circa 5 miliardi di dollari a seguito della vendita di 4,5 milioni di azioni - appena il 3% delle sue partecipazioni personali in Tesla - Musk ne ha riacquistate 2,1 milioni per 14 milioni di dollari, pagandole 6,24 dollari l’una invece che i mille dollari a cui le ha vendute inizialmente.

Questo processo è stato possibile grazie al c.d. stock option, cioè la possibilità di acquistare un titolo a un valore prefissato a prescindere dalle variazioni di prezzo avvenute nel tempo.

L’atto di Musk si configura in quella categoria di reati finanziari chiamati aggiotaggi, che corrisponde alla frode e si basa su una speculazione nella compravendita di valori o azioni sulla base di informazioni riservate.

Le prove di quello che ha compiuto il Ceo di Tesla sono state comunicate dalla Security and exchange commission, l’ente federale statunitense preposto alla vigilanza della borsa, che dovrebbe intervenire e sanzionare il miliardario per il comportamento ai limiti del lecito.

Insomma, un’altra vittoria per un miliardario e un’altra sconfitta per lo Stato e la gente più povera. Purtroppo, i capitali, nel mondo moderno, e forse anche nella storia umana, fanno la differenza.

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