Elezioni comunali e regionali 2014, il 25 maggio non sarà solo l’occasione per rinnovare i nostri rappresentati in Europa: nello stesso giorno tocca a più di 4 mila Comuni, pronti a ridisegnare la mappa del potere politico locale nel nostro Paese, e a due importanti Regioni come l’Abruzzo e il Piemonte. Ma occhio a scrivere le proprie preferenze senza curarsi del genere: l’annullamento della scheda è dietro l’angolo. Ecco come evitarlo.
Elezioni comunali e regionali 2014, parole che non siamo abituati a sentire riecheggiare nei media tradizionali in questi giorni, tutti presi a rendere conto del dibattito politico attorno alla tornata elettorale europea. Ma non di solo Parlamento europeo vive l’uomo, e di sicuro non l’Italia: nell’indifferenza pressoché generale il prossimo 25 maggio saranno chiamati al voto i cittadini residenti in oltre 4 mila Comuni, nonché in due specifiche Regioni: l’Abruzzo e il Piemonte.
Più di un Comune su due chiamato al voto
Per trovare traccia di questo appuntamento elettorale bisogna andare a scavare nelle pagine di cronaca locale, se non rivolgersi direttamente a testate giornalistiche tutte dedicate all’informazione cittadina. Una situazione davvero curiosa, soprattutto se consideriamo che più di un Comune su due è chiamato al voto, tra cui anche 27 capoluoghi.
Il centrodestra parte in svantaggio?
Se di sondaggi e proiezioni su come sarà il nuovo Parlamento europeo siamo stati a dir poco sommersi, molto più difficile appare fare pronostici sul voto amministrativo. I maliziosi, infatti, insinuano che in questo ambito prettamente local il M5s soffra della sindrome “not in my backyard”: votabile come astratto gesto di protesta, ma generalmente non abbastanza affidabile da ottenere in gestione un intero Comune. I soliti beninformati, comunque, assicurano che le due Regioni in gioco, entrambe provenienti da deludenti esperienze con il centrodestra, siano destinate a cambiare colore politico, e in molti preconizzano addirittura una pesante batosta elettorale a tutto campo per Berlusconi&co.
Occhio alle preferenze di genere
Se c’è una cosa, tuttavia, che accomuna questi appuntamenti elettorali è la possibilità, per il cittadino, di esprimere la propria preferenza. Un istituto sinceramente democratico, al quale però è meglio prestare una certa attenzione, onde evitare che – in ossequio alle norme sulla parità di genere in politica – il nome indicato non venga considerato valido. Per le Europee è possibile esprimere fino a tre preferenze, e la norma transitoria attualmente in vigore stabilisce che il terzo nome indicato debba essere di sesso diverso dai primi due. Per farla breve: indicando tre uomini (o tre donne) la terza preferenza verrebbe automaticamente annullata. Discorso simile anche per le elezioni amministrative nei Comuni sopra i 15 mila abitanti, dove si possono esprimere due preferenze ma alternando i due sessi, pena la cancellazione del secondo nome.
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