Il terzo dibattito televisivo tra Barack Obama e Mitt Romney difficilmente sposterà fortemente le opinioni degli elettori americani. A sole 2 settimane dal voto, il favorito di oggi a vincere le elezioni USA del 6 novembre sarà con ogni probabilità il nuovo Presidente degli Stati Uniti.
Obama più aggressivo, Romney più moderato
Anche ieri (stanotte, in Italia), non c’è stata storia. Ha vinto Obama, aggiudicandosi (in rimonta) i dibattiti chiave per aggiudicarsi la prossima elezione. Obama è apparso molto più convincente, ha continuato a utilizzare l’ironia (come la leggendaria battuta dei "cavalli e delle baionette" che molto successo ha avuto su Twitter) e ha attaccato Romney, partendo sin da subito aggressivo. Il repubblicano, al contrario, è stato molto più accondiscendente, si è dimostrato molto più moderato delle precedenti uscite, ha attaccato Obama sui soliti punti, utilizzando ad esempio lo spauracchio dell’eurocrisi, e ha dato addirittura ragione a Obama su diversi aspetti. Insomma, l’impressione finale è che se Obama ha giocato sul proprio carisma, Romney ha evitato ulteriori brutte figure.
Secondo il sondaggio Cnn, Obama ha ottenuto il 48% delle preferenze contro il 40% di Romney. Molto più largo il vantaggio stabilito dal sondaggio Cbs, secondo il quale Obama ha vinto con il 53% delle preferenze contro il 23% ottenuto da Romney.
I punti focali del dibattito
Uno dei punti chiave del dibattito trasmesso in diretta da Boca Raton, in Florida, è stato senz’alcun dubbio rappresentato dalla politica estera: è su questo terreno che Obama ha preferito attaccare, sicuro di sé e delle proprie posizioni, mentre Romney, non ancora troppo esperto in materia, ha evitato di finire al tappeto non sbilanciandosi troppo. Il repubblicano ha preferito anche indirizzarsi verso una posizione più moderata, abbandonando più o meno tutto quanto c’era di estremo nella sua propaganda pre-elettorale, ma soprattutto l’intento in cui Romney è sicuramente riuscito di più è stato quello di allontanarsi da Bush e dalle sue politiche: è in questa chiave di lettura, forse, che vanno lette le numerose volte in cui Romney ha dato ragione a Obama. Nonostante da più parti le posizioni assunte da Romney sembrano andare verso la direzione giusta, resta comunque difficile immedesimarsi in un elettore americano indeciso che abbia parteggiato per Romney: dal dibattito televisivo di ieri sera, l’elettore indeciso punterebbe sicuramente su Obama, e non su un Romney in versione "republican Obama".
Romney ha infatti concordato con Obama su alcuni aspetti, come il non aver eseguito un intervento militare in Siria, oppure sull’utilizzo dei droni, oppure ancora sull’uccisione di Osama Bin Laden (che il moderatore di Cbs Bob Schieffer ha chiamato "Obama Bin Laden"). Eppure Romney ha anche tradito se stesso quando si è dichiarato d’accordo con il ritiro delle truppe statunitensi in Afghanistan nel 2014.
Ha inoltre accusato (ancora una volta) l’ironia di Obama. All’accusa all’attuale presidente di aver ridotto le dimensioni della US Navy ai livelli della Prima Guerra Mondiale, infatti, Obama ha risposto: "Se è per questo abbiamo anche meno cavalli e baionette. Forse il governatore non ha visto cosa sono diventate le nostre forze armate. Oggi la marina militare ha le portaerei e i sottomarini nucleari".
Punto chiave del dibattito è sempre stata l’economia, un terreno sul quale Romney ha adottato la solita strategia: 23 milioni di disoccupati in 4 anni di amministrazione Obama e lo spettro dell’Europa ("Le politiche di Obama trasformeranno gli Stati Uniti nella Grecia"). Peccato che Obama abbia focalizzato l’attenzione sull’industria dell’auto, conquistando voti decisivi in Ohio, uno degli swing States più importanti per decidere il futuro della Casa Bianca, e che a livello di economia abbia ottenuto importanti riscontri nelle ultime statistiche relative all’occupazione. Certo, con il fiscal cliff alle porte, risulta complicato allontanare lo spettro di una recessione, ma, incolpando la vecchia amministrazione Bush, Obama si difende (e viene difeso) affermando di aver fatto il possibile durante un periodo di crisi molto più grande di quello degli anni Trenta.
Un confronto semantico
Molto interessante invece l’analisi dei discorsi dei due contendenti alla Casa Bianca di Expert System, effettuata attraverso la tecnologia semantica Cogito.
Tale sistema ci permette non solo di incentrare i punti chiave del discorso dei due candidati, ma anche di analizzare i loro punti di forza e i punti nevralgici.
Romney, ad esempio, ha insistito molto sull’economia e la finanza, ma anche sulle operazioni militari, mentre Obama ha preferito puntare l’attenzione sull’economia, sul commercio e sul lavoro.
America, prima di Cina, Israele e Iraq, sono stati i Paesi più citati da Obama, mentre Romney, oltre ad America, ha preferito puntare l’attenzione su Pakistan e Siria (le due future minacce degli Stati Uniti). Sotto questo aspetto, ovvero quello della politica estera, Obama è risultato molto più attuale sul livello economico, mentre Romney ha preferito guardare alla sicurezza.
A livello di discorso, Romney è apparso molto più "obamiano" in quanto non ha disdegnato affatto l’utilizzo del verbo "can". Obama ha invece guardato di più al futuro e al condizionale, preferendo "will" e "would".
Dall’analisi semantica di questo terzo dibattito televisivo, dunque, si ha come l’impressione che entrambi i candidati siano in forte difficoltà: Romney dal punto di vista della popolarità, placata però dai sondaggi a lui sempre più favorevoli in queste ultime settimane; Obama da un momento di crisi dal quale lui stesso sa perfettamente che è difficile uscirne.
Chissà se i prossimi 14 giorni ci riserveranno ulteriori sorprese.
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