Elezioni Spagna: le ragioni del flop di Podemos e scenari futuri

Antonio Atte

27 Giugno 2016 - 10:00

Elezioni Spagna 2016: vince Rajoy ma aleggia ancora lo spettro dell’ingovernabilità. Podemos non sfonda: ecco le ragioni del flop.

Elezioni Spagna: le ragioni del flop di Podemos e scenari futuri

Elezioni Spagna 2016 - Il voto di ieri ha consegnato agli iberici lo stesso quadro uscito dalle politiche di dicembre: nessuna maggioranza e rischio concreto di ingovernabilità. Il premier uscente Mariano Rajoy, leader del Partito Popolare, è il vincitore di questa tornata elettorale, ma non si può certo parlare di trionfo.

Con il il 33% e 137 seggi su 350 nel Congresso dei deputati, il conservatore ha fatto un balzo di 14 punti rispetto al voto del 20 dicembre, ma non ha ancora una maggioranza in Parlamento.

Il PSOE del socialista Pedro Sanchez ha conquistato il 31,2% (85 seggi, 5 in meno rispetto al risultato del 2015). Il calo più sensibile è quello riportato da Ciudadanos, il partito anti-sistema di centrodestra guidato da Albert Rivera, che passa da 40 a 32 deputati. Che cosa succederà adesso?

Elezioni Spagna 2016: il flop di Podemos

Com’è noto, i riflettori erano tutti puntati su Podemos e sul suo giovane leader, Pablo Iglesias. Ma per il movimento di sinistra anti-austerity, nonostante la fusione con Izquierda Unida, il responso delle urne non è stato in linea con le (alte) aspettative.

I due seggi in più (da 69 a 71) rispetto al voto di qualche mese sono poca cosa se confrontati con lo scenario prospettato dagli ultimi sondaggi, i quali per settimane avevano annunciato lo storico sorpasso del partito di Iglesias sui socialisti del PSOE, confermato peraltro dai fallaci exit-poll di ieri: dopo le errate previsioni per il referendum sulla Brexit, un altro colpo alla credibilità degli istituti demoscopici.

Cosa accadrà nei prossimi giorni? E quali sono state le cause che hanno determinato il flop di Podemos?

Elezioni Spagna 2016: l’ipotesi larghe intese

Mariano Rajoy è il vincitore relativo di questa elezione (la terza di fila). Per avere la maggioranza gli servono 176 seggi e dovrà obbligatoriamente cercare un partner per costituire un governo di coalizione.

Verrebbe naturale da pensare a un esecutivo di larghe intese di destra-sinistra, sul modello di quello tedesco (e in parte anche di quello italiano).

Ma si tratterebbe di un esperimento inedito per la cultura politica spagnola, dove il principale partito di centrodestra (il PP) nasce dalle ceneri di una serie di coalizioni politiche conservatrici e post franchiste, mentre il primo partito della sinistra (PSOE) sorge con l’intento di rappresentare i diritti della classe operaia - il fondatore, ironia della sorte, era un omonimo dell’attuale leader di Podemos, Pablo Iglesias.

In campagna elettorale Rajoy più volte manifestato la sua volontà di dar vita ad una gran coalicion con socialisti e Ciudadanos. Il PSOE però ha risposto picche, e il solo appoggio di Ciudadanos non basterebbe a raggiungere i 176 seggi.

Ancora più complicata l’ipotesi di un’intesa tra le sinistre sconfitte, ovvero PSOE e Podemos, che per governare avrebbero bisogno del sostegno dei nazionalisti baschi e degli indipendentisti catalani.

Ad ogni modo, un governo di coalizione è fortemente auspicato dagli industriali iberici, dall’Unione europea e dalla Germania, che controlla il debito pubblico spagnolo (il rapporto deficit-Pil ora è al 5,1%).

Elezioni Spagna 2016: ecco perché Podemos non ha sfondato

Cos’è che ha impedito a Podemos di spiccare il volo? Il fattore più determinante, a detta di molti, è lo shock causato dal referendum sulla Brexit di giovedì scorso.

Gli elettori spagnoli - in un clima dominato da una profonda incertezza - hanno preferito affidarsi ai partiti più tradizionali, reputando troppo rischioso il salto nel buio con gli anti-sistema di Podemos.

Ma non è tutto. Gli unici territori in cui Podemos è risultato primo sono la Catalogna e i Paesi Baschi, i cui elettori sono stati sedotti dalla proposta di Iglesias di indire un referendum per l’indipendenza dalla Spagna. Idea poco gradita al resto degli elettori del movimento di sinistra, che hanno optato per l’unità del Paese.

Accesso completo a tutti gli articoli di Money.it

A partire da
€ 9.90 al mese

Abbonati ora

Iscriviti a Money.it